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Vaccini, abbiamo davvero vinto? Un po’ di logica sugli ultimi dati
Stiamo perdendo terreno
Reblogged from Rivista Micron
Se procediamo alla velocità con cui stiamo consumando il suolo oggi, entro il 2050 avremmo perso l’equivalente di 10 laghi di Garda di terreno. Se invece facessimo peggio, cioè procedessimo come gli scorsi decenni, ci ritroveremmo fra trent’anni con un quinto della Pianura Padana in meno. Per inciso, l’Unione Europea nel 2016 ha intimato di azzerare, non di ridurre, il consumo di suolo entro il 2050, cioè smettere di impermeabilizzare il terreno coprendolo artificialmente con strade, case e costruzioni di ogni genere.
A denunciare la situazione è l’ultimo rapporto di ISPRA pubblicato qualche giorno fa, che raccoglie i dati del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente – SNPA del 2016 sul consumo del suolo in Italia, regione per regione e che si apre con un dato non confortante: il consumo di suolo in Italia continua a crescere, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni.
Solo nei primi 6 mesi del 2016 le nuove coperture artificiali hanno riguardato 50 chilometri quadrati di territorio: 3 metri quadrati di suolo perso ogni secondo. Un fenomeno che secondo le stime di ISPRA ci costerebbe annualmente circa 760 milioni di euro – circa 37 mila euro per ettaro consumato – in termini di stoccaggio e sequestro del carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola e legnosa, protezione dall’erosione, regolazione del microclima, infiltrazione dell’acqua e rimozione di particolato e ozono.
Gli ospedali milanesi visti attraverso gli occhi del Programma Nazionale Esiti
Reblogged from Bollettino Ordine dei Medici di Milano
Secondo i dati appena pubblicati relativi al 2015 del Programma Nazionale Esiti (PNE) − lo strumento del Ministero della Salute nato per valutare gli esiti degli interventi sanitari su base nazionale e regionale − gli ospedali milanesi non se la cavano affatto male rispetto alla media nazionale. Sia nella gestione delle criticità, a livello di pronto soccorso ma anche di trattamento di pazienti in emergenza da infarto o ictus, sia per quanto riguarda i volumi di prestazioni erogate, le strutture milanesi si collocano in posizioni migliori rispetto alla media nazionale. Rimangono tuttavia alcune criticità rispetto alla media nazionale in alcune strutture per esempio nella percentuale di parti cesarei primari, ancora troppo elevata in molte aziende milanesi, mentre rimangono poche le cliniche dove si propone un parto naturale a donne con pregresso parto cesareo. Così restano alti rispetto alla media nazionale i tassi di ospedalizzazione per alcune condizioni, come la gestione delle conseguenze a lungo termine del diabete, l’asma negli adulti, la gastroenterite pediatrica e le arteriopatie.
Si osserva inoltre una certa disomogeneità fra una struttura e l’altra nella gestione delle emergenze, nella classificazione dei codici di ingresso in pronto soccorso e nei tempi d’attesa che in alcuni casi possono superare le 3 ore per un codice giallo. Va detto che confrontare i risultati dei singoli ospedali tramite gli indicatori PNE richiede accortezza. Non tutti gli indicatori presentano lo stesso grado di validità e solidità e per questa ragione in alcuni casi accostare una struttura a un’altra non è appropriato. Un possibile criterio per giudicare il valore di un indicatore è quello della significatività statistica: “Il senso di parlare di significatività statistica di un certo risultato riguardante un certo evento in una data struttura è quello di stimare la probabilità che ha quell’evento possa essere dovuto al caso” spiega Mario Braga, coordinatore delle attività PNE di Agenas.