Reblogged from Rivista Micron
Se procediamo alla velocità con cui stiamo consumando il suolo oggi, entro il 2050 avremmo perso l’equivalente di 10 laghi di Garda di terreno. Se invece facessimo peggio, cioè procedessimo come gli scorsi decenni, ci ritroveremmo fra trent’anni con un quinto della Pianura Padana in meno. Per inciso, l’Unione Europea nel 2016 ha intimato di azzerare, non di ridurre, il consumo di suolo entro il 2050, cioè smettere di impermeabilizzare il terreno coprendolo artificialmente con strade, case e costruzioni di ogni genere.
A denunciare la situazione è l’ultimo rapporto di ISPRA pubblicato qualche giorno fa, che raccoglie i dati del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente – SNPA del 2016 sul consumo del suolo in Italia, regione per regione e che si apre con un dato non confortante: il consumo di suolo in Italia continua a crescere, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni.
Solo nei primi 6 mesi del 2016 le nuove coperture artificiali hanno riguardato 50 chilometri quadrati di territorio: 3 metri quadrati di suolo perso ogni secondo. Un fenomeno che secondo le stime di ISPRA ci costerebbe annualmente circa 760 milioni di euro – circa 37 mila euro per ettaro consumato – in termini di stoccaggio e sequestro del carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola e legnosa, protezione dall’erosione, regolazione del microclima, infiltrazione dell’acqua e rimozione di particolato e ozono.