Perché i farmaci scarseggiano? Tutti i meccanismi dietro un fenomeno diffuso

Più Italia, meno Europa, si sente dire… Poi basta porre mente alle complesse dinamiche delle cure farmacologiche per capire che chiudendosi si fa poco, come mostra anche il caso britannico.

Parliamo di carenza di farmaci antidiabete, di immunoglobuline e chi più ne ha più ne metta (la lista dell’AIFA ne conta migliaia).

Perché accade anche in un paese “ricco” come l’Italia?

Abbiamo fatto una chiacchierata con Stefano Moro, Direttore del Dipartimento di farmacologia dell’Università di Padova.

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Miosite, la storia di Marco: “Non mangiavo più, ora sono rinato grazie alle giuste terapie”

Fino a qualche anno fa la miosite e la dermatomiosite in forma grave avevano quasi sempre una prognosi molto difficile. Oggi, grazie a nuovi farmaci quali gli anticorpi monoclonali, le cose sono diverse. A fine febbraio Marco, 52 anni, non si alzava più dal letto, neanche per andare in bagno. In appena due mesi dall’esordio dei sintomi aveva perso oltre 20 chili, non riusciva più a mangiare, tanto che gli hanno dovuto inserire una PEG per l’alimentazione, poiché i muscoli esofagei non funzionavano perfettamente e c’era il rischio che pezzi di cibo andassero a finire nel canale respiratorio, fatto che causerebbe un’infezione molto grave da gestire.

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Completare gli studi fa bene alla salute come mangiare sano o non fumare 

In media, un adulto con 6 anni di istruzione (all’incirca un livello di scuola primaria nella maggior parte delle aree del mondo) mostra il 13,1% del rischio di mortalità in meno rispetto a chi non ha mai ricevuto alcuna istruzione. Dopo 12 anni di istruzione, (quasi alla fine delle scuole superiori) il rischio di mortalità è più basso del 24,5% e dopo 18 anni di scuola (alla laurea) addirittura del 34,3%. Altrimenti detto: una riduzione media del rischio di mortalità dell’2% per anno di istruzione.

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Dal 2020 al 2022 abbiamo perso medici dipendenti. E in futuro? 

Lo dicono i dati appena pubblicati dal Ministero della Salute sui dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale: nel 2022 si contavano 101.827 medici e odontoiatri, contro i 103.092 del 2020 e 268.013 infermieri, contro i 264.686 del 2020. Nel complesso quindi abbiamo 2,6 infermieri per ogni medico.
Questi dati ci dicono tutto? No, perché accanto ai numeri dei dipendenti ci sono quelli dei “gettonisti”, un fenomeno che è scoppiato durante la pandemia e che non accenna a diminuire: coprire il fabbisogno pubblico con dei professionisti a cottimo molto meglio pagati. Un sondaggio proposto dalla Federazione Cimo Fesmed nel 2022 a mille medici ha evidenziato che il 37% di loro dichiara di essere pronto a dimettersi da dipendente del Servizio sanitario nazionale per lavorare con una cooperativa a gettone, percentuale salita il 50% fra i medici più giovani.

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