Meno salute, meno lavoro

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Salute e lavoro. Su questo apre il corposo rapporto OCSE sulla salute 2016 Health at a Glance 2016. Fra i 50-59 enni europei, i malati cronici – dove con questo termine si intendono anche gli obesi e i forti fumatori – hanno tassi di disoccupazione considerevolmente più alti della media. Presentano inoltre una minore produttività, cioè più giorni di malattia rispetto agli altri, che si traduce in minori guadagni e – come insegna Michael Marmot nel suo ultimo libro – minor status.

I dati elaborati da OCSE provengono dal progetto SHARE (Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe), una banca dati multidisciplinare e transnazionale che copre 27 paesi, e che raccoglie dati sulla salute, sullo status socio-economico e sullele reti sociali e familiari di circa 123.000 individui di oltre 50 anni.

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Quanto costa all’Africa l’inquinamento dell’aria? Più vite della malnutrizione

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Se nel secolo scorso una delle piaghe più grandi del Continente africano, che causava la morte prematura di civili era la malnutrizione, oggi questa piaga si chiama inquinamento atmosferico. L’inquinamento dell’aria uccide oggi in Africa più dell’acqua contaminata e più della malnutrizione, secondo quanto riporta un working paper pubblicato in questi giorni dall’OCSE dal titolo – appunto – The cost of air pollution in Africa. 712mila vite perse e 364 miliardi di costo economico, che potrebbe trasformarsi, secondo gli autori, in una vera e propria crisi sanitaria e climatica non dissimile alla situazione drammatica di Cina e India. Secondo le stime, sarebbero invece 542mila le morti premature attribuibili all’acqua contaminata, 275mila quelle legate alla malnutrizione e 391mila quelle dovute a condizioni igienic-sanitarie precarie.
Una mortalità figlia del progresso, potremmo dire, di un progresso che non tiene conto del proprio impatto sulla salute pubblica, dal momento che i paesi dove si muore di più sono quelli al momento maggiormente in crescita, a livello economico.

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Ocse: scenari allarmanti se non cambierà la politica ambientale

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Quasi tutti semafori rossi: nel 2050 quasi tutti gli ambiti di salute che sono correlati con fattori ambientali rappresenteranno scenari allarmanti, almeno secondo le previsioni dell’OCSE, contenute nel report OECD ENVIRONMENTAL OUTLOOK TO 2050, basate sulcosiddetto Baseline Scenario. Inquineremo sempre di più e di conseguenza assisteremo a percentuali sempre più alte di morti premature dovute all’inquinamento dell’aria, in particolare a causa dell’esposizione a particolati, ozono e sostanze chimiche considerate pericolosissime. Un pochino meno allarmanti – l’OCSE le dipinge come semafori gialli – le previsioni riguardanti l’inquinamento indoor, la mortalità infantile per diarrea e la malaria.

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Il lavoro è ancora una questione di “genere”

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Se sei donna sei un “capitale umano” che, a parità di costo, renderà di meno a lungo termine. Viviamo in una società in cui una donna laureata produce nel corso della propria vita lavorativa 1,2 volte quanto è costato istruirla, mentre un uomo 2,5 volte tanto. In termini di denaro, si intende, ma sono numeri, questi, che colpiscono se vogliamo parlare di gender gap professionale. Specie alla luce del fatto che le donne nei Paesi ricchi oggi studiano almeno quanto gli uomini. Sono gli ultimi dati OCSE, contenuti all’interno dell’edizione 2015 di Education at a Glance, che si riferiscono alla media dell’area OCSE.
E in Italia? Nel nostro Paese una donna laureata renderà allo Stato di meno di quello che ritorna da aver istruito un uomo. Almeno – magra consolazione – una laureata produce più guadagno per un Paese in termini ancora una volta meramente economici, rispetto a una donna diplomata: 65 mila dollari in media, contro i 48 mila di una donna diplomata. Un uomo laureato – per contro – rende allo stato 127 mila dollari, un diplomato 70 mila. Questo perché un laureato in media guadagnerà più di un diplomato, e quindi pagherà più tasse rispetto a una persona dal reddito inferiore.

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