Le nanoparticelle salva cuore meritano un ERC

Evitare trapianti di cuore con una terapia rigenerativa recapitata nelle cellule malate attraverso nanoparticelle. Questa la sfida che ha fruttato alla giovane Valeria Chiono, docente associato di Ingegneria meccanica e aerospaziale del Politecnico di Torino, un ERC Consolidator Grant del valore di 2 milioni di euro. Per i prossimi cinque anni Valeria lavorerà a questo progetto insieme a ricercatori dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano, dell’INRIM di Torino e dell’Università Federico II di Napoli.

“L’ambito della ricerca è quello della medicina rigenerativa di tessuti patologici” spiega Valeria Chiono. “Il tessuto cardiaco infartuato è soggetto a una progressiva perdita di funzionalità. Attualmente, i pazienti affetti da scompenso cardiaco grave possono essere curati solo attraverso un trapianto di cuore, mentre sono allo studio esistono terapie rigenerative, come la terapia cellulare (che consiste nell’iniezione di cellule nella regione infartuata) e l’impianto di supporti polimerici porosi popolati da cellule o in grado di reclutare e stimolare le cellule del paziente”.

Con quali risultati?

Per ora limitati, dal momento che il cuore ha una scarsa capacità rigenerativa rispetto ad altri tessuti. Per questo si tentano nuove strade, come la “riprogrammazione cellulare diretta”, una strategia che consiste nella conversione diretta dei fibroblasti cardiaci, le cellule che popolano la cicatrice fibrotica post-infarto, in cardiomiociti sani, le cellule responsabili della contrazione cardiaca.

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Gli italiani che hanno fatto gli ERC

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Pochi mesi fa riportavamo i dati di un recente rapporto di ERC secondo cui, quanto a Consolidator Grants, nel novero dei vincitori del 2016 c’è sì poca Italia, ma ci sono tanti italiani. Siamo infatti al secondo posto su 39 paesi per nazionalità dei vincitori, mentre come progetti vincitori l’Italia staziona da qualche anno in ottava posizione.

Sembra quasi che a fare gli ERC Grants non sia tanto l’Italia, ma gli italiani, dal momento che solo il 46% dei connazionali che hanno vinto uno degli ambiti assegni europei lavora in Italia, mentre un buon 13% fa ricerca nel Regno Unito – che profuma sempre meno di ricerca europea – il 9% in Germania, il 7% in Svizzera, il 6% in Francia e un altro 6% in Olanda.

Se andiamo a vedere dove lavorano in Italia i vincitori, al primissimo posto troviamo il Politecnico di Milano, che ospita l’11% dei vincitori. Non dobbiamo stupirci granché di trovare un politecnico e non un’università al primo posto – e con notevole vantaggio sulla seconda istituzione in classifica – dal momento che la metà dei vincitori (il 51%) afferisce al comparto di scienze fisiche e ingegneristiche, un quarto alle Scienze della vita, mentre un quarto degli italiani risultati vincitori di ERC grants si occupa di Social Sciences and Humanities.

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La matematica del cuore

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Vincere un ERC Advanced Grant non è facile, vincerne due in pochissimi anni è davvero notevole. Soprattutto se nel mezzo ci sono anche due ERC Proof of Concept Grants.

È la storia di Alfio Quarteroni, matematico italiano di fama mondiale per i suoi numerosi studi sulle innovative applicazioni della matematica, che attualmente lavora presso l’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, e che tornerà in Italia alla fine del 2017, proprio per lavorare al suo nuovo progetto da quasi 2,5 milioni di euro al Politecnico di Milano, che è peraltro una delle realtà italiane che si è aggiudicata più ERC Grants negli ultimi anni.

Questa volta Quarteroni punta al cuore, letteralmente. iHEART, an integrated heart model for the simulation of the cardiac function, rappresenta infatti il primo tentativo al mondo di creare un modello completo del cuore umano, che comprende tutte e dinamiche fisiche che messe insieme chiamiamo vita: la componente elettrica, meccanica, fluidodinamica e via dicendo. Sebbene diversi gruppi nel mondo stiano lavorando da vent’anni per costruire modelli matematici delle varie funzioni cardiache, questa è la prima volta in cui si studierà un modello integrato.

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ERC Consolidator Grant: tanti Italiani ma poca Italia

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Seicentocinque milioni di euro per 314 progetti di ricerca: questi i numeri per il 2016 dei Consolidator Grants di ERC, rivolti a ricercatori con 7-12 anni di esperienza post PHD per un massimo di 2 milioni di euro ciascuno, dove hanno trovato particolare attenzione le nuove terapie rigenerative per le malattie cardiache, i nuovi algoritmi per rendere le reti di computer sempre più resilienti, e le ultime frontiere nell’ambito della ricerca psicologica. Lo rende noto la stessa agenzia, in un comunicato di questa mattina, dal quale è possibile estrapolare qualche statistica.

Per l’Italia però c’è poco spazio, dal momento che ci collochiamo in ottava posizione per numero di progetti finanziati, più o meno in linea con gli ultimi anni. Ci portiamo a casa 14 progetti vincitori, suddivisi equamente fra scienze della vita, scienze fisiche e le cosiddette Humanities. Il Regno Unito se ne porta a casa 58 (alla faccia della Brexit!), la Germania 48, la Francia 43, l’Olanda 29, la Spagna 24.

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