Fame, un mondo diviso tra denutriti e obesi

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In un ipotetico gruppo di 10 persone, sedute in cerchio una accanto all’altra, ne troveremmo una denutrita e 4 in sovrappeso. Ancora oggi nel mondo l’11 per cento della popolazione, cioè 1 persona su 9, è denutrita, mentre il 40 per cento è sovrappeso o addirittura – 1 su 10 – obesa.

Se il gruppo fosse composto da bambini, a essere denutriti sarebbero 2,5 bambini su 10, e altri 1,5 su 10 sarebbero gravemente sottopeso. Insomma, non è vero che ovunque nel mondo stiamo riuscendo a sconfiggere la fame: non è così in Africa Subsahariana e non è così nelle regioni meridionali e occidentali dell’Asia e in Oceania, dove oggi le persone hanno meno disponibilità di cibo rispetto a 25 anni fa.

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Donne sfruttate, troppa miseria e malattie Così l’umanità ha fallito i suoi obiettivi

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Anche solo guardando i numeri che riguardano la popolazione femminile a livello mondiale, dall’accesso all’istruzione, alle cure mediche, al lavoro, è chiaro che abbiamo fallito. Una persona su due in Africa Subsahariana vive ancora oggi in una slum e un lavoratore su due al mondo opera in condizioni cosiddette “vulnerabili”, senza la certezza di un salario o di diritti.
Un bambino su 4 soffre la fame e dal 2000 a oggi gli “orfani di AIDS” sono molti di più rispetto a 15 anni fa. E ancora, 57 milioni di bambini sono oggi esclusi da un programma di formazione primario, la metà rispetto a 10 anni fa, ma pur sempre un numero enorme, pari come ordine di grandezza all’intera popolazione italiana.Va detto: molto è stato fatto dal 1990 a oggi riguardo ai famosiMillennium Development Goals, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ma globalmente e soprattutto localmente, pare abbiamo poco da esultare. I dati li racconta un report pubblicato in questi giorni dalle Nazioni Unite, che fa il punto sugli 8 macro obiettivi, proprio nell’anno della resa dei conti, quello che nel 1990 era stato fissato come un momento di svolta per il mondo.

Mancano ancora troppi dati
Abbiamo fallito non solo perché nella maggior parte dei casi non abbiamo raggiunto i target che ci eravamo prefissati 25 anni fa, ma soprattutto perché per molti paesi, per molte persone, non abbiamo ancora dati. Se ci sconcertano le cifre riportate nel report infatti, dovrebbero lasciarci ancora più allibiti quelle che mancano: in molti casi per esempio i dati sono raccolti per famiglia, e non a livello individuale, il che rende difficoltoso avere il polso reale della popolazione femminile. Secondo quanto riportato nel report, in Oceania, Africa, Sudest asiatico e in Centro America oltre il 50 per cento dei paesi non avrebbero dati sulle cause di morte delle donne durante il parto.

Farmaci, 3 milioni di italiani non possono permetterseli

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La povertà in Italia cresce e con lei il bisogno di assistenza, cure, farmaci. I medicinali però costano, e il Sistema Sanitario Nazionale ne passa solo alcune tipologie. Sono più di 3 milioni gli italiani che non riescono a permettersi i farmaci di cui hanno bisogno, ed è sempre di più chi anno dopo anno ricorre al Banco Farmaceutico, che oggi comprende circa 1600 enti territoriali di assistenza, e che solo nei primi sei mesi del 2014 ha aiutato 400 mila persone. Poche in realtà, se pensiamo che i poveri potenziali in Italia sarebbero 6 milioni. Solo nell’ultimo anno il numero di persone che non riescono ad acquistare i medicinali di cui hanno bisogno è cresciuto del 3,8%, e il 40% è composto da italiani.

La buona notizia è dunque che se la coperta rappresentata dal sistema sanitario non riesce a coprire i piedi di un’Italia sempre più povera, una rete di mutuo aiuto c’è e macina numeri sempre maggiori, come racconta il rapporto “Donare per curare”dell’Osservatorio sulla Donazione dei Farmaci del Banco Farmaceutico Onlus in collaborazione con Acli Caritas Nazionale.

Una povertà che pesa anche sulla salute

Dal 2007 al 2013, raccontano i dati Istat, la povertà assoluta è cresciuta di circa il 93%, e oggi interessa l’8% della popolazione, ovvero oltre 6 milioni di persone. Le famiglie povere sono passate da 1725 nel 2012 a 2028 nel 2013 e spendono parecchio di meno in cure sanitarie rispetto alle famiglie non povere. Nel 2012 una famiglia povera spendeva in media 15 euro al mese per i medicinali, a fronte dei 93 euro medi delle famiglie non povere. Il 50% di quelli che usufruiscono dei servizi di enti caritatevoli richiede solo l’accesso ai farmaci che non riesce ad acquistare, un quarto del totale assistenza sanitaria e solo il rimanente quarto entrambe le cose.

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