Italia, sette anni di stipendi per comprare casa

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L’Italia, il paese in Europa con il più alto numero di case per 1000 abitanti, 580 contro una media europea di 452, offre in questo momento un mercato residenziale decisamente in controtendenza rispetto al resto d’Europa. E per una volta non in senso negativo, perché se dal punto di vista della disoccupazione, specie quella giovanile, non siamo certo in una buona posizione rispetto al resto d’Europa, sul comprare casa sembra siamo competitivi.

Se negli altri paesi infatti i prezzi medi delle abitazioni sono saliti a un ritmo medio del 6,5%, nel nostro paese nel 2014 le case costavano il 4% in meno dell’anno precedente.

A Roma il prezzo medio è di 3561 Euro per mq, a Milano 3661 Euro/mq e a Torino 2086 Euro/mq. A Londra, la città più cara d’Europa, siamo sui 14.000 Euro/mq.

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Congedo di paternità, come cambia nel mondo

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Non è una di quelle notizie che si sentono tutti i giorni quella recentemente resa nota dal colosso Netfix, che ha deciso di permettere ai propri dipendenti che diventano genitori un congedo parentale fino a un anno dopo la nascita di un bambino o un’adozione. Genitori, cioè uomini e donne indistintamente.

Nonostante queste buone nuove, il congedo di paternità è infatti ancora poco diffuso, e dove c’è il più delle volte non prevede più di una settimana. Una disomogeneità che secondo gli esperti porta a lungo andare conseguenze anche sul fronte del gender gap economico. Come sottolinea Stéphanie Thomson in un recente post sull’argomento apparso sul World Economic Forum, le donne pagherebbero in media una penale del 4% sul loro salario per ogni figlio, proprio a causa delle lunghe interruzioni di carriera dovute alla maternità.

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Donne sfruttate, troppa miseria e malattie Così l’umanità ha fallito i suoi obiettivi

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Anche solo guardando i numeri che riguardano la popolazione femminile a livello mondiale, dall’accesso all’istruzione, alle cure mediche, al lavoro, è chiaro che abbiamo fallito. Una persona su due in Africa Subsahariana vive ancora oggi in una slum e un lavoratore su due al mondo opera in condizioni cosiddette “vulnerabili”, senza la certezza di un salario o di diritti.
Un bambino su 4 soffre la fame e dal 2000 a oggi gli “orfani di AIDS” sono molti di più rispetto a 15 anni fa. E ancora, 57 milioni di bambini sono oggi esclusi da un programma di formazione primario, la metà rispetto a 10 anni fa, ma pur sempre un numero enorme, pari come ordine di grandezza all’intera popolazione italiana.Va detto: molto è stato fatto dal 1990 a oggi riguardo ai famosiMillennium Development Goals, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ma globalmente e soprattutto localmente, pare abbiamo poco da esultare. I dati li racconta un report pubblicato in questi giorni dalle Nazioni Unite, che fa il punto sugli 8 macro obiettivi, proprio nell’anno della resa dei conti, quello che nel 1990 era stato fissato come un momento di svolta per il mondo.

Mancano ancora troppi dati
Abbiamo fallito non solo perché nella maggior parte dei casi non abbiamo raggiunto i target che ci eravamo prefissati 25 anni fa, ma soprattutto perché per molti paesi, per molte persone, non abbiamo ancora dati. Se ci sconcertano le cifre riportate nel report infatti, dovrebbero lasciarci ancora più allibiti quelle che mancano: in molti casi per esempio i dati sono raccolti per famiglia, e non a livello individuale, il che rende difficoltoso avere il polso reale della popolazione femminile. Secondo quanto riportato nel report, in Oceania, Africa, Sudest asiatico e in Centro America oltre il 50 per cento dei paesi non avrebbero dati sulle cause di morte delle donne durante il parto.

Quanti sono i bambini soldato nel mondo

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Il fenomeno dei bambini soldato pesa sempre di più, ma non si può contare. Le stime riportate da Amnesty International parlano di 300 mila bambini coinvolti in conflitti armati nel mondo, il 40% dei quali sarebbero bambine. L’Onu ne stima 250 mila. Se si cerca di definire con maggior dettaglio i contorni del fenomeno, il profilo diventa infatti subito sfumato. UNICEF, Human Right Watch, Child Soldier International, Amnesty International, le Nazioni Unite e molte altre realtà che si occupano di salvaguardare le condizioni dei minori nelle aree colpite dalla guerra, riportano la presenza ancora oggi come cinquant’anni fa, di bambini soldato, maschi e femmine, in molti paesi del mondo, dall’Africa al Sud America, al Medio Oriente. Secondo le stime UNICEF per esempio sarebbero 9000 i bambini soldato coinvolti in Sud Sudan, 2500 in India e addirittura 10000 quelli che avrebbero abbracciato le armi nella Repubblica Centrafricana.

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