Fame, un mondo diviso tra denutriti e obesi

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In un ipotetico gruppo di 10 persone, sedute in cerchio una accanto all’altra, ne troveremmo una denutrita e 4 in sovrappeso. Ancora oggi nel mondo l’11 per cento della popolazione, cioè 1 persona su 9, è denutrita, mentre il 40 per cento è sovrappeso o addirittura – 1 su 10 – obesa.

Se il gruppo fosse composto da bambini, a essere denutriti sarebbero 2,5 bambini su 10, e altri 1,5 su 10 sarebbero gravemente sottopeso. Insomma, non è vero che ovunque nel mondo stiamo riuscendo a sconfiggere la fame: non è così in Africa Subsahariana e non è così nelle regioni meridionali e occidentali dell’Asia e in Oceania, dove oggi le persone hanno meno disponibilità di cibo rispetto a 25 anni fa.

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La nutrizione globale. In kcal

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Con Expo il 2015 è stato battezzato ufficialmente come l’anno del cibo, un momento di riflessione, che dovrebbe essere trasversale, su come riuscire a nutrire il pianeta. Non sono certo dati sconosciuti quelli che raccontano l’ambivalenza del mangiare globale, che produce da un lato 500 milioni di obesi, dall’altro 800 milioni di persone che non riescono ad assumere abbastanza calorie. Oltre a quelli che riescono in qualche modo a nutrirsi ma la cui dieta è troppo povera di micronutrienti come vitamine e minerali. Secondo il recente report FAO Food and Nutrition in Numbers, dal quale sono tratti questi dati, una persona su 9 al mondo si corica la sera con lo stomaco semivuoto.

In realtà in tutto questo una buona notizia c’è: dal 1990 a oggi, raccontano sempre le stime FAO, la percentuale di persone denutrite al mondo sarebbe diminuita non di poco, passando dal 18,7% di 25 anni fa all’11% complessivo di oggi. In numero assoluto 100 milioni di denutriti in meno nell’ultimo decennio e 209 milioni nell’ultimo quarto di secolo.

A essere particolarmente interessante è la situazione regionale. È l’Asia infatti ad aver registrato il maggiore decremento, dato che la denutrizione si è praticamente dimezzata. Segue l’Africa che è passata dal 27% del 1990 al 20% del 2014 e infine l’America Latina dove la situazione sembra invece stagnante.

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