Politica, gli italiani si informano di più ma non partecipano

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Quanta e quale partecipazione ci debba essere nella democrazia è uno dei cuori del dibattito politico dai tempi delle poleis greche, e se da un parte oggi misurare la partecipazione politica significaportare in piazza San Giovanni più gente possibile, dall’altra c’è chi come il Movimento 5 Stelle rilancia a suon di sondaggi onlineper portare l’Italia fuori dall’euro.
Che si usino mezzi secolari o contemporanei però il dato è piuttosto netto: gli italiani affermano di interessarsi della cosa pubblica, ma quelli che partecipano sono un’esigua minoranza. Inoltre, nel nostro paese chi non lavora o non ha una situazione lavorativa ottimale partecipa molto meno alla vita politica, sia attivamente, cioè militando all’interno di partiti o sindacati, che indirettamente, ovvero semplicemente informandosi o parlando di politica.

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Singapore: le due facce della macchina del progresso

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Il 28 ottobre scorso molti media nel mondo riportavano la notizia di un cittadino malese di 29 anni, in prigione dal 2009 a Singapore per traffico di droga e condannato per questo alla pena capitale, avrebbe visto commutarsi la pena di morte in ergastolo dopo averne accertato disabilità mentale e depressione al momento del reato. Una nuova legge, infatti, ha da poco stabilito che i giudici hanno diritto di tramutare la pena di morte in ergastolo per i trafficanti di droga affetti da “anomalie mentali”. In poche parole chi risulta affetto da una qualche forma di depressione o simili si salva, altrimenti muore, o più precisamente viene impiccato all’alba del venerdì.

Ma questo non è che un esempio del fatto che in uno dei paesi considerati più sviluppati al mondo, vigono ancora oggi pene severissime per chi trasgredisce la legge. E non parliamo solo di pena di morte, ma anche di fustigazione, prevista anche per i minorenni. Un paese il cui sviluppo economico fischia da cinquant’anni come una locomotiva in piena corsa, ma che allo stesso tempo rivela un welfare che arranca e diritti umani e civili praticamente inesistenti. Ancora una volta a raccontarcelo sono i dati.

La vera tigre fra i quattro dragoni

Non vi è dubbio che Singapore, specie agli occhi dell’Occidente, sia oggi sinonimo di sviluppo economico, lavoro, prosperità. Singapore ha terzo PIL pro capite al mondo, che nel 2012 era parti a 60.000 dollari USA: più del doppio dell’Italia e quasi due volte la Svizzera e la Germania. Davanti solo Qatar e la discussa economia Lussemburghese. Singapore è l’unica fra quelli che negli anni Novanta venivano definiti i quattro dragoni asiatici – Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud e appunto Singapore – che oggi si trova ancora fra i primi cinque paesi al mondo per PIL pro capite.

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Asili e bonus da 80 euro, per le neo-mamme il problema è il lavoro

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Fare figli nell’età della grande depressione è una scelta non scontata. Ci sono i costi da affrontare in termini di asili nido, pannolini ed eventuale latte in polvere. Poi ci sono i costi possibili in termini di vita professionale per le neo mamme, il 22% delle quali nel 2012 ha lasciato il lavoro a due anni dalla nascita del proprio figlio. Nelle regioni del Sud questa fetta copre un terzo del totale. Nel 2005, prima della crisi, la media nazionale era del 18%.   In questo contesto il bonus di 80 euro mensile alle neomamme proposto dal Governo per il 2015 difficilmente produrrà effetti in termini di aumento delle nascite – e meno che mai in termini di partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Più significativo dovrebbe rivelarsi invece l’impegno del “1000×1000”, preso lo scorso settembre del Premier Renzi: istituire 1000 asili nido in 1000 giorni. Se quanto a coperture statali per le scuole materne l’Italia è ai primi posti in Europa, finiamo infatti al limite della classifica per quanto riguarda i servizi dedicati alla primissima infanzia.   Quel che emerge oggi dalle rilevazioni Istat è sì che le neomamme potranno comprare qualche pacco di pannolini in più, ma se non fossero costrette a rimanere a casa perché gli asili nido costano troppo o perché l’azienda non può per varie ragioni concedere loro un part-time, forse quegli 80 euro al mese potrebbero spenderli comunque e le risorse risparmiate potrebbero essere disponibili per gli asili.

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Tutti i debiti che lo Stato non ha ancora saldato

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Pubblica amministrazioneStato, Regioni ed enti locali non hanno ancora pagato quanto dovevano entro l’estate, come annunciato da Renzi nel salotto di Bruno Vespa. In totale 75 miliardi di euro. Dal 2013 a oggi ne sono stati stanziati 57 finiti soprattutto in sanità.

La pubblica Amministrazione non ha saldato i suoi debiti entro la fine dell’estate come promesso dal presidente del consiglio Renzi. E’ passato un mese e per pagare pagari i 75 miliardi di euro di spesa commerciale dovuti, sono stati resi disponibili per il momento 57 miliardi di euro, di cui 38,4 miliardi sono già stati erogati agli enti debitori e 31,3 miliardi, cioè il 53%, sono già stati pagati agli enti creditori.   Sono tanti, sono pochi questi 38,4 miliardi di euro? In realtà, se andiamo a vedere i dati, questo 53% rappresenta una media poco significativa, dal momento che 10 miliardi di questi 57 sono quelli previsti dalle leggi promulgate negli ultimissimi mesi, e dunque non è così strano che grossa parte delle risorse non sia ancora stata effettivamente erogata. Bisogna insomma, guardare passo a passo cosa è stato fatto e cosa no.   I 57 miliardi sono la somma totale finora stanziata dal governo in quattro momenti, rispettivamente dal D.L. 35/2013 che ha messo a disposizione la fetta più grossa cioè i primi 40 miliardi di euro, dal D.L. 102/2013 che ne ha messi sul tavolo altri 7,2 miliardi, dalla Legge di Stabilità 2014 che ne ha aggiunti altri 0,5 miliardi e infine dal D.L. 66/2014 che ne ha sommati ulteriori 9,3 miliardi, per un totale appunto di 57.

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