Il rapporto fra americani e privacy spiegato in 10 punti

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Molti sociologi sostengono che una delle maggiori conseguenze a cui ci ha portato l’avvento della digitalizzazione è un vertiginoso aumento della complessità del sistema. Una complessità che nasconde una profonda ambivalenza: da un lato internet ha significato una maggiore possibilità di connessione, di scambio di dati, di condivisione, e quindi di partecipazione, dall’altro ha portato con sé una perdita di controllo del singolo cittadino sulle informazioni che lo riguardano.

È innegabile che oggi scegliere di condividere un’informazione in rete, per quanto ci si sforzi di renderla privata, significa comunque accettare di farcela sfuggire di mano. E il risultato è che il cittadino, l’utente, finisce per voler partecipare con la convinzione di trarne dei benefici in termini di servizi – e non si può negare che questo accada – ma al tempo stesso sente che più lo fa, più aumenta il suo senso diinsicurezza. E non parliamo solo di intercettazioni di email o telefonate, ma anche, per esempio, di tutto il mondo dello IoT, l’internet delle cose.

Un cittadino insomma che per partecipare deve anzitutto delegare. A confermare questo trend sono gli stessi americani, che sono stati interpellati nientemeno che da Pew Research per un periodo di due anni e mezzo, per analizzare lo stato dellaprivacy negli Stati Uniti.

Ecco cosa evidenzia il report di Pew Research, in 10 punti e 3 grafici.

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