Spesa militare, la NATO ci chiede il 2% del Pil

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La NATO ci chiede di più. A noi, come ai tedeschi, ai francesi, ai norvegesi, ai polacchi, ai danesi e a quasi tutto il resto d’Europa. Altro che addio alle armi, alla luce dei recenti sviluppi bellici in Ucraina e soprattutto in Medio Oriente, durante l’ultimo vertice in Galles la NATO ha chiesto ai paesi europei di far sì che la spesa militare raggiunga il 2% del pil, cosa che oggi accade solo in tre paesi: nel Regno Unito, in Grecia e in Estonia. Un bello sforzo per il nostro Bel Paese, che come riportato dal recente dossier NATOpresentato il 24 febbraio 2014, investe nel settore della difesa l’1,2% del prodotto interno lordo, grosso modo come i nostri cugini tedeschi.

Sembrano pochi decimi di punto in percentuale, ma significano milioni di euro, in un momento in cui le casse italiane non traboccano certo di denaro. Ma soprattutto alla luce del fatto che come mostrano i dati SIPRI, oggi spendiamo di più in numero assoluto rispetto a 20 anni fa, ma negli ultimi 10 anni la spesa militare si è anno dopo anno via via assottigliata, a differenza di Regno Unito, Francia e Germania.

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