Scrivere di Fisica: qualche dritta

800px-Plastic_Protractor_Polarized_05375La settimana scorsa era il grande giorno. Era prevista la lezione del corso “comunicare la fisica” del nostro master, il momento in cui avremmo avuto i feedback delle nostre stime: in particolare per chi segue questo blog, di Moliendo cafè e Fin che la placcava, lasciala andare. Riassumo qui alcune delle dritte che ci hanno dato i nostri “profs” per scrivere di fisica – ma più in generale di scienza – evitando di ritrovarsi con prodotti approssimativi e grossolani.
Penso possa servire se chi legge intende occuparsi di queste faccende con serietà:

Cominciamo con il “contorno” dell’opera, come si sottopone un documento tramite email. Anzitutto è opportuno mettere un nome ordinato al file, non nomi generici del tipo “stime Cristina”, ma qualcosa che contraddistingua il tuo documento, come ad esempio la data e accanto il cognome dell’autore. Secondariamente, per entrare nel merito del documento, è buona norma scrivere la data, il nome dell’autore e poi sviluppare il pezzo, curandosi di salvare il tutto in pdf.

Ma veniamo ai contenuti. Il punto centrale è il caro vecchio rasoio di Occam: entia non sunt moltiplicanda praeter necessitatem, cioè non introdurre elementi che non servono. Sembra una banalità, ma spesso rileggendo un pezzo io per prima mi rendo conto che molte cose si possono tagliare. E inaspettatamente, fare ciò può risultare più complesso che scrivere un’ulteriore pagina di dati.

Un altro consiglio utile è usare delle immagini evocative, qualcosa che aiuti il lettore a figurarsi quantitativamente le questioni di cui si parla. La cosa importante è però non dimenticarsi di riprenderle nel corso del pezzo, per una maggior incisività.

Inoltre – sempre per aumentare l’efficacia del pezzo- è importante mettere dei link alle parole chiave del pezzo (o del post) che rimandi ad ipertesti, come approfondimento su questioni di cui non si è potuto parlare (a causa del rasoio di Occam di cui sopra).

Infine – last but not least – sfruttare l’attualità. Spesso, far riferimento a questioni che hanno toccato il senso comune (senza mancare di tatto, of course) può aiutare il lettore a figurarsi quello che sta leggendo e soprattutto a ricordarlo meglio una volta terminato l’articolo.

Nella speranza che fare giornalismo e comunicazione scientifica non sia solo intrattenimento. Anche nel profondo dinamismo del nostro secolo.

Credits:Wikipedia Commons, by Nevit Dilmen

How many piano tuners are there in Chicago?

oxford 2011 - the first 014 It seems a simple question, but if you have no internet, it might become very hard to answer it.  This kind of question is known as Fermi Problem, because the famous physicist used to enjoy this kind of game. A Fermi Problem is a way to estimate a certain quantity, with a good approximation,  without using any type of databases.

You can see an example of Fermi Problem in the following reasoning, taken from Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Fermi_problem):

  1. There are approximately 5,000,000 people living in Chicago.
  2. On average, there are two persons in each household in Chicago.
  3. Roughly one household in twenty has a piano that is tuned regularly.
  4. Pianos that are tuned regularly are tuned on average about once per year.
  5. It takes a piano tuner about two hours to tune a piano, including travel time.
  6. Each piano tuner works eight hours in a day, five days in a week, and 50 weeks in a year.

From these assumptions, we can compute that the number of piano tunings in a single year in Chicago is (5,000,000 persons in Chicago) / (2 persons/household) × (1 piano/20 households) × (1 piano tuning per piano per year) = 125,000 piano tunings per year in Chicago.

We can similarly calculate that the average piano tuner performs (50 weeks/year)×(5 days/week)×(8 hours/day)/(2 hours to tune a piano) = 1000 piano tunings per year per piano tuner. And then, dividing gives (125,000 piano tunings per year in Chicago) / (1000 piano tunings per year per piano tuner) = 125 piano tuners in Chicago.

Apart from piano tuners, this kind of reasoning could help us to answer scientific questions too. For example, in 1945 Fermi was able to estimate  the strenght of the atomic bomb detonated at the trinity nuclear test in New Mexico, based on the distance made by pieces of paper dropped from his hand during the test.

But maybe you are asking yourself the reason why I am interested in this kind of estimations. Well, that is because my teacher has given me a special homework last week: I have to estimate in how many places are there in Trieste, people could drink a coffee. A very hard knot to untie….but now I have understood that it is a Fermi Problem…and I am ready to take up the challenge!

So, if I have been able to intrigue you….keep waiting for the next post!