Un fiume di droghe, dagli USA all’Europa

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Sebbene in Europa il consumo di sostanze stupefacenti sia sostanzialmente stabile da 20 anni, la mortalità, specie per overdose, è in aumento. Secondo i dati appena pubblicati dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda), nel 2015 abbiamo assistito a 8.441 morti correlate con l’abuso di sostanze stupefacenti, nella maggior parte dei casi overdose, anche se si tratta pur sempre di stime al ribasso. Si tratta di un incremento del 6% rispetto al dato del 2014 che contava 7.950 decessi, con aumenti segnalati in quasi tutte le fasce d’età. Secondo le stime in Europa nel 2015 sono morte per problemi di droga circa 20 persone per milione. Dati anche peggiori si riscontrano a livello mondiale, come segnalato nell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, con una vera e propria epidemia di morti da overdose in corso negli Stati Uniti, che nel 2016 ha registrato un picco di quasi 60mila morti per overdose, quadruplicati rispetto al 2000.

L’epidemia americana – che riempie le pagine dei giornali d’oltre oceano – è dovuto non solo alla recrudescenza dell’uso di eroina e affini, ma anche all’esplosione del consumo illegale di potentissimi oppiacei sintetici come fentanile, ossicodone e idrocodone conseguente alla dipendenza di massa dagli antidolorifici oppiacei da parte della popolazione americana, indotta negli anni Novanta dalle autorità sanitarie, dalle aziende farmaceutiche e dalle società scientifiche che hanno spinto verso un uso indiscriminato degli oppiacei per controllare il dolore.

La campagna di sensibilizzazione di medici e infermieri perchè riducessero le prescrizioni inappropriate di antidolorifici lanciata dal Surgeon General nell’aprile 2016, e le restrizioni decise da diverse autorità sanitarie non hanno per ora arrestato l’onda di piena di questa dipendenza di massa che colpisce anche la classe media bianca e che s’interseca con il grande aumento di consumo di alcol e il picco di suicidi registrato negli ultimi anni. Su questo fenomeno la sociologa rurale Shannon Monnat ha tenuto una interessante lezione al Festival di Trento intitolata “Paesaggi della disperazione”.

Di fatto, come ha riportato il New York Times, l’epidemia di oppioidi statunitense ha superato il tasso di crescita dell’epidemia di AIDS degli anni ottanta, e i morti per overdose sono attualmente di più di quelli da arma da fuoco e da incidente stradale. Secondo i dati di Monnat, 95 milioni di americani hanno consumato antidolorifici nel 2016 e due milioni di persone sono dipendenti da oppiacei da prescrizione.

Nello Stato dell’Ohio, che ha portato in tribunale diverse case farmaceutiche (Teva, Purdue, Johnson & Johnson, etc.) con l’accusa di aver spinto medici, società scientifiche e associazioni di malati a propagandare il consumo di questi potenti antidolorifici, si consumano in media 68 pillole a testa all’anno. Il giro di vite in atto da un paio d’anni nelle prescrizioni ha determinato un aumento di consumo illegale di oppiacei sintetici di produzione prevalentemente cinese acquistati anche via dark web, facendo schizzare alle stelle le morti per overdose.

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Droga, l’allarme: sempre più in crescita quelle sintetiche

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Secondo le stime, il mercato della droga ha prodotto nel 2013 un giro di denaro di 24,3 miliardi di euro, dominato per la maggior parte ancora da cannabis, eroina e cocaina. Al contempo però il panorama si sta facendo anno dopo anno più eterogeneo e complesso da monitorare, con nuove sostanze che vengono sintetizzate e vendute e di cui spesso non si conoscono appieno gli effetti sulla salute.

Nel 2015 il numero di nuove sostanze psicoattive notificate per la prima volta al sistema di allerta rapido dell’Ue è salito a 98, contro le 24 contate nel 2009, per la maggior parte cannabinoidi sintetici. Preoccupante è anche la crescita del numero di oppiacei sintetici (esclusa quindi l’eroina) presenti oggi sul mercato: nel 2013 11 paesi europei segnalavano che oltre il 10 per cento dei trattamenti per la tossicodipendenza da oppiacei sintetici era dovuta a sostanze che non erano l’eroina. Solo un anno dopo, nel 2014, questo 10 per cento veniva superato in 18 paesi.

Secondo l’ultimo Rapporto dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda) si tratta di un problema tutt’altro che secondario in un’ottica di salute pubblica, e non solo in termini di infezioni come HIV ed epatite.

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Alcol e droghe: nella preistoria servivano per comunicare

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Poco dopo la metà del XIX secolo, per Charles Baudelaire la droga nel suo tempo apparteneva “alla classe delle gioie solitarie”, fatta “per i miserabili oziosi”.

Un modo dunque per estraniarsi dalla realtà, godere edonisticamente dei viaggi che essa è in grado, nel migliore dei casi, di regalare.

Sembra però che a differenza dell’uomo moderno e poi contemporaneo, i popoli preistorici che abitavano la regione europea millenni prima di Baudelaire, facessero anch’essi uso di droghe, ma non semplicemente per il loro piacere edonistico. Alcol e droghe vegetali, come papaveri da oppio e funghi allucinogeni andò di pari passo con il sistema di credenze e rituali di sepoltura sacri di molte società del passato, in particolare per favorire la comunicazione tra mondo terreno e universo spirituale. Questo è quello che emerge da uno studio condotto daElisa Guerra Doce, una ricercatrice di stanza all’ Universidad de Valladolid, in Spagna, sul Journal of Archaeological Method and Theory.

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