Critiche comprensive. Pazienza e bontà. 

“26 febbraio 1927.
Ci vorrà pazienza ed io pazienza ne posseggo a tonnellate, a vagoni, a case (ti ricordi come diceva Carlo quando era piccino e mangiava qualche dolce saporito? «Ne vorrei cento case»; io di pazienza ne ho kentu domus e prus).

Dovrai tu aver pazienza e bontà, però. La tua lettera invece mi pare che mi ti mostri in tutt’altro stato d’animo. Scrivi che ti senti vecchia ecc. Ebbene, io sono sicuro che tu sei ancora molto forte e resistente, nonostante la tua età e i grandi dolori e le grandi fatiche che hai dovuto attraversare.

Corrias, corriazzu, ti ricordi? Sono sicuro che ci vedremo ancora tutti assieme, figli, nipoti e forse, chissà, pronipoti, e faremo un grandissimo pranzo con kulurzones e pardulas e zippulas e pippias de zuccuru e figu sigada (non di quei fichi secchi, però, di quella famosa zia Maria di Tadasuni). Credi che a Delio piaceranno i pirichittos e le pippias de zuccuru? Penso di sí e che anche lui dirà di volerne cento case; non puoi credere quanto rassomigli a Mario e a Carlo bambini, per quanto io ricordi, specialmente a Carlo, a parte il naso che Carlo aveva allora appena rudimentale.

Qualche volta penso a tutte queste cose e mi piace di ricordare i fatti e le scene della fanciullezza: ci trovo molti dolori e molte sofferenze, è vero, ma anche qualcosa di allegro e di bello. E poi ci sei sempre tu, cara mamma, e le tue mani sempre affaccendate per noi, per alleviarci le pene e per trarre una qualche utilità da ogni cosa. Ti ricordi i miei agguati per avere il caffè buono, senza orzo e altre porcherie del genere?”

Lo scriveva Gramsci, e pochi di noi italiani vivono una situazione paragonabile alla sua.

Molti omissis ieri sera, 26 aprile 2020, nel discorso di Conte sulla Fase 2 del nostro lockdown per il COVID-19. Il maggiore – a mio avviso – riguarda come gestire i figli piccoli se tu devi tornare al lavoro. Tu donna, specialmente.
Tuttavia, nel complesso direi che mi sento sollevata, data la situazione, che ci sia stata l’intelligenza di mantenere saldi certi divieti. Io mi sono comunque svegliata con la contentezza di poter rivedere la mia famiglia dopo due mesi, di poter ripasseggiare nel mio bosco, e guardare le mie montagne a Longarone. Per il resto, il tempo verrà.

Sarà che ho scelto di essere un’ottimista, sempre, positiva fino all’utopia, ma penso che possiamo anche decidere di criticare quello che va criticato, ma anche di essere comprensivi con chi sta cercando di trovare una quadra.
Non sono per nulla contenta di quel che vedo scritto stamane, a partire dalla retorica dello “stanno (chi?) rubando il futuro ai nostri figli” da parte di chi fra noi invece dovrebbe farsi guida, incoraggiamento, sentinella, in questo momento difficile.

Coraggio, che torneremo a danzare, siamo una specie resiliente!

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Henri Matisse, La danza

Il Coronavirus, i tempi della scienza e la fretta del giornalismo

L’epidemia di Coronavirus che stiamo seguendo in queste settimane ci sta insegnando una volta di più una cosa importante: che non è il dato in sé che fa l’informazione, sulla base della quale prendere delle decisioni, ma la lettura del dato. Non tutti i numeri si possono comprendere nel medesimo arco di tempo, la medicina lo sa bene, e lo sa bene in particolare la virologia. Quanto tempo ci vuole per capire come si sta evolvendo un’epidemia? Quanto tempo ci vuole per stimare la mortalità di un agente? Quanto tempo ci vuole per capire se le cose sono gravi e quanto? Quanto tempo ci vuole per poter stimare quando avverrà il picco dell’epidemia?

Sono tutte domande che abbiamo rivolto a Giovanni Maga, virologo e Direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia.

 Quanto tempo ci vuole per stimare un tasso di mortalità. Più del tempo finora trascorso dall’inizio dell’epidemia di questo nuovo Coronavirus. A oggi (6 febbraio ore 13  ) si contano 28.344 casi confermati, di cui solo 228 fuori dalla Cina e Hong Kong, per un totale di  565 morti (solo 2 fuori dalla Cina) e 1.339 persone già dichiarate guarite. “Viene spontaneo fare il calcolo percentuale, che sanno fare tutti, ottenendo una letalità del 2%, ma in realtà gli epidemiologi non ragionano in questi termini. Prima di tutto chiariamo che lessicalmente noi virologi distinguiamo tra letalità e tasso di mortalità. La letalità di un virus è il numero di morti per casi confermati, mentre il tasso di mortalità è il rischio, in termini di probabilità che ho nel mondo di morire di questa malattia. In questo caso sarebbe come dire che il tasso di mortalità di 2019-nCov è di 500 su 1,4 miliardi di persone” spiega Maga.  “Il punto è che non possiamo non considerare che gli scenari sono diversi, in Cina e fuori, e non possiamo mettere tutto nello stesso calderone. A Wuhan e Hubei, dove si concentrano quasi tutti i casi, il tasso di letalità è del 2% circa, mentre fuori dalla Cina siamo nell’ordine dello zero virgola. Questo però ci dice una cosa fondamentale, su cui non ci sono dubbi: le misure di contenimento stanno funzionando benissimo, avendo dopo quasi due mesi, solo 200 casi fuori dalla Cina, quasi tutti non gravi.”

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Coronavirus, il punto della situazione: alcune domande e risposte

Nell’ultima settimana l’epidemia di Coronavirus, 2019-nCov, è cresciuta molto come numero di casi confermati in laboratorio, toccando nel momento in cui scriviamo (4 febbraio 2020) i 20.659 casi e 427 morti. Ricercatori da tutto il mondo stanno lavorando sui dati disponibili e pubblicando articoli scientifici ogni giorno, correggendosi a vicenda, se necessario.

Al di là delle numerose bufale che stanno girando fra social e alcuni media tradizionali, la principale paura che si percepisce dalla Rete è come ci si contagia. È vero che anche una persona asintomatica può essere contagiosa? Quanto può sopravvivere il virus su una superficie? Che cosa dobbiamo aspettarci, dato che come è stato dimostrato i primi casi risalgono ai primi di dicembre, ma solo il 31 dicembre 2019 il governo cinese ha notificato il focolaio all’Organizzazione Mondiale della Sanità?

Tutte domande legittime, ma dobbiamo tenere a mente che l’unico strumento in nostro possesso per chiarirci le idee sono gli studi scientifici, condotti da persone esperte in virologia ed epidemiologia. Anche qualora gli esperti non fossero ancora in grado di dare delle risposte precise – dal momento che è ancora presto per fare dei conti sul tasso di mortalità [cioè è presto per fare un semplice calcolo percentuale 427*100/20.659] – almeno sanno che domande devono porsi.

Il motivo per cui è presto fare i conti è che non sappiamo esattamente quanti sono i casi di persone contagiate: si suppone siano molte di più di quanto notificato, ma che tanti casi abbiano semplicemente presentato qualche sintomo poi rientrato come accade spesso con raffreddore e influenza. Questa sarebbe comunque una buona notizia perché significherebbe che le morti sono molte di meno, in percentuale.

Ma è vero che anche gli asintomatici possono contagiare?

Lo stiamo capendo, ma ci vuol tempo per avere dei dati solidi. Come riportal’ultimo bollettino dell’OMS del 3 febbraio 2020, dei 153 casi segnalati al di fuori della Cina, 12 sono stati considerati asintomatici. Per i rimanenti 141 casi, le informazioni sulla data di insorgenza sono disponibili solo per gli 88 casi presentati nella curva epidemiologica.

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Coronavirus, come informarsi, a chi dare retta e i numeri per ridimensionare l’ansia da social

Nella serata di ieri sono accadute due cose, che riguardano l’epidemia di Coronavirus in corso in Cina. La prima è che il presidente Conte nella conferenza stampa di ieri (il video è qui) ha confermato due casi di 2019-nCov in Italia, precisamente a Roma. Attualmente sono ricoverati all’’Istituto Sperimentale Italiano Lazzaro Spallanzani, eccellenza in ambito internazionale per le malattie infettive. Accanto a Giuseppe Conte sedeva Giuseppe Ippolito, Direttore dell’Istituto, che ha chiarito che non ci sono ragioni per essere preoccupati, perché la coppia è stata prontamente isolata al comparire dei primi sintomi, ed è tutto sotto controllo, perché è stata attivata la sorveglianza sanitaria con le persone entrate in contatto (che deve essere stretto e ravvicinato) con loro a Roma. Da quanto si apprende le autorità stanno provvedendo a fare lo stesso nelle altre città italiane dove la coppia ha soggiornato dal 23 gennaio a oggi. “Abbiamo motivi di pensare che non ci siano altre persone esposte. Siamo abbastanza tranquilli” afferma Ippolito

Sicuramente il primo documento da leggere è l’informativa urgente del Ministro della Salute Roberto Speranza sulle iniziative per prevenire e contrastare la diffusione del nuovo coronavirus, diffusa dal Ministero, che si trova qui.

Ma cosa vuol dire per noi?

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