I contagi stanno salendo sensibilmente nelle ultimissime settimane, e la domanda, dopo oltre due anni è sempre la stessa, anche se forse ce la poniamo meno a gran voce: dobbiamo preoccuparci di nuovo?
Fra la possibilità di eseguire tamponi in autonomia a casa evitando in molti casi di sottoporsi a test ufficiale, la diffusa abitudine di fare un tampone solamente in presenza di sintomi, e il contact tracing non pervenuto, è evidente che i numeri dei nuovi casi di COVID-19 non possono che essere sottostimati. Ma anche al ribasso, questa terza estate di pandemia sembra, quanto a contagiosità del virus, diversa rispetto alle due precedenti.
Con il caldo i contagi salgono invece di diminuire, come invece accadeva gli anni precedenti, ma le ospedalizzazioni, le terapie intensive e i decessi fortunatamente, per quanto superiori alle estati passate, sono ampiamente al di sotto delle ondate precedenti. Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva il 5 luglio 2022 è del 3,5%, rispetto al 2,5% del 27 giugno, sempre ben al di sotto delle soglie considerate critiche. Lo stesso vale al momento per il tasso di occupazione in aree mediche COVID-19 a livello nazionale: 12,5% il 5 luglio rispetto al 9,2% del 27 giugno.
Nel passaggio da Alpha a Delta e infine a Omicron, il virus ha dovuto fare una sorta di “baratto”: per ottenere il vantaggio di replicare di più, come osserviamo chiaramente con le ultime varianti di Omicron, anche con BA.5, deve pagare il “prezzo” di non riuscire a infettare con la stessa efficienza l’albero respiratorio inferiore. L’incidenza di polmoniti con Omicron è molto più bassa che con Alpha e Delta.
In ogni modo, nemmeno il numero di ospedalizzazioni e di decessi va preso alla lettera, dal momento che la gravità di una patologia preesistente può essere accentuata da COVID-19, oppure il contagio può avvenire proprio durante un ricovero per altre ragioni; come sappiamo dopo due anni è complesso attribuire delle causalità per tutti i casi. Tuttavia, che sia con o per COVID, questo bias vale oggi così come valeva nel 2021 e nel 2020.
Anche a livello europeo e nel resto del mondo, la situazione è simile alla nostra.