In questi giorni finalmente il Senato ha approvato un emendamento proposto dal senatore Roberto Rampi (PD)che stabilisce che anche la laurea Magistrale in Scienze delle Religioni delle università pubbliche (codice LM-64) potrà dare l’accesso al concorso per gli insegnamenti di Storia, Filosofia, Scienze Umane, Materie Umanistiche alle medie. Di fatto finalmente ha reso la laurea Magistrale in Scienze delle Religioni equivalente alla laurea magistrale in Scienze storiche, a quella in Scienze filosofiche e alla laurea in Antropologia culturale ed etnologia.
Putiferio. Come c’era da aspettarsi, fra politici e giornalisti ha parlato solo chi non ha capito niente, e sono fioccati gli articoli sulla “Riconquista clericale della scuola”, i post Facebook indignati.
Problema: tutti quelli che hanno parlato screditando la scelta hanno confuso Scienze delle Religioni (Corso di Laurea delle Università pubbliche) con le lauree in Scienze Religiose, corsi elargiti in Italia da atenei pontifici, Università pontificie, Facoltà teologiche, Istituti Superiori di Scienze Religiose ISSR (che sono istituzioni diverse, ma non pretendiamo tanta minuzia), ma anche da università religiose non cattoliche.
Una volta per tutte: i corsi di laurea in Scienze delle Religioni sono di fatto corsi di laurea in Storia che si focalizzano sullo studio del fenomeno religioso, dal punto di vista appunto storico, antropologico, filosofico, artistico. C’è chi studia il religioso: prima di tutto se ha senso parlarne, e poi con quali strumenti possiamo farlo (la filologia, la sociologia, l’antropologia…). C’è chi studia una religione specifica, che può essere quella cristiana, in tutte le sue forme, quella ebraica, quella induista, quella sciamanica, quella buddista. Insomma: nessuno vuole convincerti che dio esiste o che lo devi cercare, se è questo che spaventa. Non ci sono mani vaticane nei corsi di laurea delle università pubbliche in Scienze delle Religioni.
Era paradossale che i laureati in LM-64 non fossero abilitati, previo soddisfacimento dei cfu richiesti, all’insegnamento di materie che conoscono esattamente come i laureati in filosofia, in storia. E quindi finalmente qualcuno ha messo a posto l’assurdità.
Morale della favola, frasi come queste, prese da un articolo uscito il 19 maggio 2021 su Micromega, sono scorrette: “Una manna “rampina”, se pensiamo che gli sbocchi lavorativi codificati per i laureati in Scienze delle religioni erano quelli di mediatori e comunicatori in materia religiosa, nonché titolo (previo placet dell’ordinario diocesano) per l’insegnamento della religione cattolica.” Questa frase si riferisce alle già citate lauree in Scienze Religiose, non alle Scienze delle religioni! Ecco: spero di averlo scritto abbastanza chiaramente e una volta per tutte. Almeno cerchiamo di capire Dove siamo e di non dire falsità.
Vi lascio qui due esempi: una LM in Scienze delle Religioni e una Laurea in Scienze Religiose.
Farei comunque anche un altro passo avanti. Trovo svilente non riuscire a concepire che si possa studiare il fenomeno religioso solo come DNA del nostro passato e presente, perché significa non essersi resi conto che le lauree in filosofia, antropologia, storia, per esempio, sono al 90% studio del pensiero religioso. Platone, Agostino, la Scolastica, Pascal, Spinoza, Hegel. Ma anche Galileo: di cosa parlavano se non di dove collocare la ricerca del religioso accanto alla nostra miserabile vita, e come connotarla? Mentre scrivo sono in imbarazzo da questa banalizzazione che faccio, ma in una riga tanto di meglio non riesco a fare.
Inoltre, vorrei far porre mentre al fatto che se la mettiamo in termini di presenza di eminenze grigie all’interno del mondo dell’università pubblica, nessuno si è mai scandalizzato della presenza di docenti universitari negli atenei pubblici che insegnano materie come Filosofia Teoretica o Filosofia Morale, palesemente Cattolici. E meno male! E lo dico a ragion veduta, per esperienza personale.
Personalmente dopo tre lauree (Filosofia, Logica Matematica, e sì una laurea in Scienze delle Religioni che sto per concludere), da persona di sinistra, e che non frequenta la chiesa come la intende la sinistra illuminata, ho capito che a spaventare non deve essere l’ascolto di chi eventualmente ha fede (tutte le fedi), ma di chi si sente minacciato da altre voci.
Di seguito una chiacchierata con Eleonora Arcolin per Il Gioco delle Perle di Vetro: