APPROFONDIMENTO – Nei giorni scorsi Eurostat è stato lapidario: una morte su 3 avvenuta in Europa nel 2015 prima dei 75 anni (570 000 persone) poteva essere evitata, perché le risorse per farlo, in termini di conoscenze mediche e tecnologiche non mancano.
Il comparto delle malattie cardiovascolari è al primo posto: gli attacchi di cuore fatali evitabili sarebbero stati 180.500, il 32% del totale delle morti in persone di età inferiore a 75 anni. Seguono gli ictus (più di 89600 morti evitabili, 16% del totale), i tumori del colon-retto (più di 66800 morti evitabili prima dei 75 anni, il 12% del totale), e tumori al seno (circa 49900 decessi, il 9%), le malattie ipertensive (30400 morti premature evitabili, il 5% del totale) e infine la polmonite, che ha prodotto quasi 26000 decessi che potevamo evitare, il 5% del totale delle morti.
L’Italia in questo si trova pienamente nella media europea con circa 52.000 decessi l’anno, ma come è prevedibile i tassi di mortalità prematura evitabile variano molto da paese a paese: in Romania si sfiora il 50%, in Francia non si tocca il 25%.
Il punto è che Eurostat differenzia fra quella che è la mortalità trattabile (amenable) e quella prevenibile (preventable), che insieme costituiscono quella che definiamo – appunto – mortalità evitabile (avoidable).