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In Italia il florovivaismo rappresenta il 5% della produzione agricola totale, ma l’estetica del giardino è spesso considerata un hobby, più che una materia di studio e di riflessione filosofica e scientifica. Il risultato è che si finisce per approcciare quella che è di fatto una nobile forma d’arte, unicamente come si attinge in maniera completamente aleatoria da una tavolozza di fronte a una tela bianca.
L’estetica del giardino, e più in generale del verde, urbano e non, sottende però degli aspetti tutt’altro che soggettivi. Stiamo parlando dei costi legati alla gestione urbana degli spazi verdi, dell’uso e dellospreco di risorse idriche, dei costi per i trasporti di specie vegetali esotiche e molto esigenti quanto a clima e trattamento, una volta deportate in Italia. L’estetica del verde non basta, è necessaria un’estetica che sia anche etica, e per esserlo deve pensarsi come sostenibile, in termini di costi energetici e di pianificazione territoriale.
Questa è l’idea alla base del progetto Anthosart di Enea, finanziato dal MIUR in collaborazione con la Società Botanica Italiana e il Forum Plinianum, per la creazione di un software contenente tutte le informazioni sulla flora autoctona italiana, area per area, con l’obiettivo di collegare e di trasferire l’expertise scientifica di orti botanici e banche del germoplasma al settore florovivaistico per la progettazione e la gestione sostenibile del verde urbano. «Non si tratterà solo di un catalogo, ma di un tool dove si potranno selezionare le specie con le caratteristiche morfologiche, ecologiche ed estetiche più funzionali a seconda del progetto che si desidera realizzare e del luogo nel quale è situato, migliorando sostanzialmente la sostenibilità della realizzazione» spiega Patrizia Menegoni di Enea. «Vogliamo contribuire in modo significativo alla sostenibilità economica e ambientale delle produzioni florovivaistiche, alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio genetico autoctono e alla promozione lungo tutta la filiera di specie idonee ai vari luoghi di impianto».
Per gli antichi il genius loci era l’entità sovrannaturale che apparteneva a un certo luogo fisico, la sua identità immanente, un concetto che si è mantenuto con il passare dei millenni, modificandosi in quell’insieme di caratteri socio-culturali, linguistici, antropologici e fisici che caratterizzano un ambiente, che sia rurale o urbano.