Troppi antibiotici, e spesso non servono

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L’antibiotico resistenza, cioè il fenomeno secondo cui un batterio può diventare resistente a un certo farmaco che dovrebbe invece combatterlo, è un fatto oramai divenuto allarmante. Solo in Europa l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l’antibiotico-resistenza causi ogni anno circa 25 mila morti e che costi oltre 1,5 miliardi di dollari, tradotto in spese per l’assistenza sanitaria e perdita della produttività.

Il 30% degli antibiotici non serve

Secondo quanto riporta un report pubblicato quest’estate da AIFA, dal titolo “L’uso dei farmaci in Italia, 2014”, noi italiani nel 2012 avremmo consumato 27,6 DDD (sigla che sta per Defined Daily Dose, cioè dose giornaliera prestabilita) di antibiotici per 1000 abitanti ogni giorno. La media europea è 21,5 DDD/1000 die, e dall’80% al 90% di queste prescrizioni avviene nell’ambito della medicina generale, cioè quando ci rechiamo dal nostro medico di base. Il punto è che una prescrizione su 3 è superflua. Secondo il report di AIFA infatti, il 41% delle prescrizioni per la cura di malattie respiratorie sarebbe superfluo, così come il 31,6% dei trattamenti per tonsilliti e faringiti, il 35,8% di quelli per la bronchite e ben il 42,3% delle prescrizioni per curare le forme meno gravi di cistite. Un consumo eccessivo di antibiotici che si riscontra soprattutto al sud e nelle donne.

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Farmaci, 3 milioni di italiani non possono permetterseli

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La povertà in Italia cresce e con lei il bisogno di assistenza, cure, farmaci. I medicinali però costano, e il Sistema Sanitario Nazionale ne passa solo alcune tipologie. Sono più di 3 milioni gli italiani che non riescono a permettersi i farmaci di cui hanno bisogno, ed è sempre di più chi anno dopo anno ricorre al Banco Farmaceutico, che oggi comprende circa 1600 enti territoriali di assistenza, e che solo nei primi sei mesi del 2014 ha aiutato 400 mila persone. Poche in realtà, se pensiamo che i poveri potenziali in Italia sarebbero 6 milioni. Solo nell’ultimo anno il numero di persone che non riescono ad acquistare i medicinali di cui hanno bisogno è cresciuto del 3,8%, e il 40% è composto da italiani.

La buona notizia è dunque che se la coperta rappresentata dal sistema sanitario non riesce a coprire i piedi di un’Italia sempre più povera, una rete di mutuo aiuto c’è e macina numeri sempre maggiori, come racconta il rapporto “Donare per curare”dell’Osservatorio sulla Donazione dei Farmaci del Banco Farmaceutico Onlus in collaborazione con Acli Caritas Nazionale.

Una povertà che pesa anche sulla salute

Dal 2007 al 2013, raccontano i dati Istat, la povertà assoluta è cresciuta di circa il 93%, e oggi interessa l’8% della popolazione, ovvero oltre 6 milioni di persone. Le famiglie povere sono passate da 1725 nel 2012 a 2028 nel 2013 e spendono parecchio di meno in cure sanitarie rispetto alle famiglie non povere. Nel 2012 una famiglia povera spendeva in media 15 euro al mese per i medicinali, a fronte dei 93 euro medi delle famiglie non povere. Il 50% di quelli che usufruiscono dei servizi di enti caritatevoli richiede solo l’accesso ai farmaci che non riesce ad acquistare, un quarto del totale assistenza sanitaria e solo il rimanente quarto entrambe le cose.

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Troppi farmaci pediatrici, per gli esperti ne basta la metà

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Sono 38 le tipologie di farmaci prescritte comunemente ai bambini in Lombardia, ma secondo gli esperti ne bastano 20 per curare le patologie più frequenti

38 tipi di farmaci prescritti ai bambini sono troppi. Per le patologie più diffuse ne basta la metà. Se seguissimo questa strada risparmieremmo tutti, sia le famiglie che il Servizio sanitario nazionale, la cui spesa farmaceutica pediatricacomplessiva si ridurrebbe almeno del 10%. Secondo uno studio condotto da un team dell’Istituto Mario Negri e pubblicato su Acta Paediatrica, nella sola regione Lombardia sarebbero 381 i medicinali  prescritti a pazienti pediatrici in soli due mesi di indagine, da aprile a giugno 2012, e 38 quelli maggiormente prescritti, dove parlando di farmaco si intende non il singolo medicinale ma la molecola, la sostanze attiva. Fra questi il 43% sono antibiotici, seguiti da antiasmatici (12%) e antistaminici (11%).

Il punto è che per ognuna di queste tipologie di farmaci, la scelta è molto ampia. Troppo. Secondo i ricercatori, infatti, questa varietà è superflua, perché basata non tanto sull’effettiva necessità d’uso, quanto piuttosto da ragioni di mercato – ci spiega Antonio Clavenna, farmacologo al laboratorio della salute materno-infantile dell’Istituto e coautore dello studio – o su questioni di second’ordine, come per esempio il fatto che un bambino preferisca il sapore di fragola o di menta.

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