Quest’anno l’influenza sta facendo più danni del COVID” è il nuovo mantra per l’inverno 2022. Ma è vero? Al di là della solita aneddotica, per rispondere seriamente è necessario andare a cercare i dati precisi e capire come vanno letti. Spoiler: non possiamo paragonare i decessi da influenza con quelli da (per/con) COVID-19.
Senza dubbio nella prima settimana di dicembre (48ma settimana del 2022) i numeri sono molto più alti rispetto alle due stagioni precedenti, quelle interessate dalla pandemia, che ci vedevano vivere mascherine, distanziamento e via dicendo. A dicembre 2020 eravamo a quota 2 casi per mille persone e nel 2021 a 4 su mille. Oggi (dato ISS qui) siamo a 16 casi per mille, con una crescita costante, e che significa una soglia di intensità alta. Fra i bambini al di sotto dei cinque anni siamo a 50,2 casi per mille assistiti. Questi dati provengono dalla rilevazione da parte di 1.040 medici sentinella, i quali hanno inviato dati circa la frequenza di sindromi simil-influenzali tra i propri assistiti.
Il 1 dicembre 2022 è uscita una nota congiunta di OMS e ECDC che evidenzia che a livello europeo l’epidemia influenzale 2022-2023 è iniziata prima del solito e mostra ovunque una crescita importante. Insieme a COVID-19, si prevede che questi virus avranno un forte impatto sui nostri servizi sanitari e sulla popolazione questo inverno, specie a causa dei virus dell’influenza A, che di solito causano malattie gravi soprattutto fra le persone anziane e fragili. La metà dei ricoveri attualmente registrati in Europa per influenza riguarda under 55.