Purtroppo in Italia il dibattito pubblico, sui media in particolare, continua ostinato a guardarsi l’ombelico. Gli sforzi di quelle che qualcuno ha definito “le migliori menti del paese” si continuano a concentrare intorno ai grandi concetti di Libertà e Democrazia applicati a una piccola cosa quale è il Green Pass. Sempre le “migliori menti” esultano, oppure no, quando qualche altro paese si accinge a implementare una nuova misura di contenimento, per garantirsi un plauso.
È come trovarsi entro un recinto di cavalli che trottano: un dibattito limitato da rigidi paraocchi. Forse, forse, uno specchietto per le allodole. Dopo quasi due anni, la questione centrale rispetto alla possibilità di uscire dall’emergenza è l’equità nell’accesso ai vaccini. Ogni decisione politica, come introdurre forme di contingentamento simili al nostro Green Pass, dipende direttamente dalla capacità dei paesi più poveri di vaccinare gran parte della popolazione al più presto. Altrimenti la libertà che tanti “van cercando” a gran voce, non potrà che essere limitata ai nostri scarni confini geografici, bene che vada.
La reale questione morale, se vogliamo, è dunque piuttosto quanto sia giusto dirottare le dosi di vaccino ai paesi più ricchi per la dose Booster, come stiamo facendo in Italia, oppure coordinarsi per ridurre la disomogeneità di offerta nel mondo.