Lockdown: più vitamine e benzodiazepine, ma meno farmaci per la disfunzione erettile

Durante i mesi di lockdown abbiamo acquistato più ansiolitici e antidepressivi, in particolare più benzodiazepine, più antiepiretici (come il paraceramolo), più acido ascorbico (vitamina C) anche grazie al diffondersi di informazioni scientifiche non validate, più liolipemizzanti per ridurre il colesterolo, ma meno farmaci contro la disfunzione erettile (inibitori della fosfodiesterasi). Riguardo a questi ultimi non si sa se le vendite sono calate perché siamo stati meglio o perché siamo stati peggio.

Lo riporta un rapporto di AIFA  uscito il 29 luglio scorso dal titolo Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia COVID‐19 Anno 2020, che analizza il numero di confezioni di medicinali per 10.000 abitanti per giorno, erogati tramite le farmacie territoriali pubbliche e private, sia in regime di farmaceutica convenzionata sia attraverso la distribuzione per conto, a carico del SSN.

Iniziamo con la buona notizia: fra marzo e maggio, nonostante la chiusura, gli italiani non hanno dovuto rinunciare alle cure farmacologiche che già seguivano. A livello nazionale nel periodo pre e post COVID-19, non si evidenziano infatti differenze significative nei consumi per tutte le categorie di farmaci per malattie croniche esaminate. Segno che complessivamente le strategie poste in atto per favorire la continuità assistenziale dei malati cronici e fragili hanno retto.

In generale abbiamo comprato più farmaci del solito, in particolare come si diceva, benzodiazepine, vitamine, paracetamolo e idrossiclorochina, un antireumatico utilizzato contro malaria, artrite reumatoide e lupus eritematoso sistemico, che ha visto un’impennata importante negli ospedali nella fase acuta della pandemia, come abbiamo raccontato nella scorsa puntata.
Sono queste le categorie o i principi attivi per cui le farmacie pubbliche o private si sono approvvigionate maggiormente in modo significativo, in vista di erogazioni dirette ai pazienti. Da questa analisi emerge che a marzo gli acquisti da parte delle farmacie sono stati ben superiori rispetto ai mesi precedenti e ad aprile 2020 l’incremento in termini di confezioni comprate è stato di più del doppio rispetto alla media dei tre mesi pre COVID-19. Dal momento che anche a maggio 2020 l’aumento si è confermato, ci fa supporre che gli approvvigionamenti siano stati realmente erogati ai cittadini fra marzo e aprile.

È bene precisare che le categorie elencate comprendono farmaci di classe C (cioè a carico del cittadino ma con obbligo di ricetta) a cui si aggiunge la idrossiclorochina che, pur essendo un farmaco in classe A, può essere erogata direttamente al paziente a proprio carico.

Continua su Il Sole 24 Ore

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