L’importanza di comunicare bene in sanità (lettera al direttore di Quotidiano Sanità)

Gentile Direttore,
in questi ultimi anni mi è capitato in più occasioni di essere invitata come relatrice a convegni, workshop, festival, corsi di formazione ECM, per parlare di comunicazione sanitaria, in particolare sui social network. Il più delle volte si è trattato di interventi di un’ora, talvolta di due ore, con l’arduo obiettivo di raccontare perché comunicare la salute sui social media è oggi molto importante in una prospettiva di promozione della salute e prevenzione, e come farlo in maniera efficace.

Ogni volta per me è una bella sfida, dalla quale traggo utili spunti a partire dalle domande che l’uditorio mi pone, che mi aiutano a inquadrare i dubbi, le perplessità. Il risultato è che qualcuno, dopo il mio intervento, mi ferma per chiedermi qualche dritta operativa sull’uso degli strumenti, o la mia email per eventuali consulenze per un progetto in fase di elaborazione. Ma al tempo stesso, ogni volta torno a casa anche con una frustrazione: quella di non essere davvero riuscita a lasciare degli strumenti davvero operativi, su come far sì che l’attività sui social sia realmente efficace. Anche perché il più delle volte i destinatari di questi corsi sono clinici, che non hanno fra i loro compiti la comunicazione, come è ovvio che sia.

Grazie a queste esperienze oggi mi è chiaro che la formazione nell’ambito della comunicazione sanitaria per essere davvero utile a chi ascolta deve fare due cose: darsi tempo, cioè essere pensata non come una giornata di aggiornamento ma come percorso di formazione, e cercare come destinatari anzitutto le persone coinvolte nella progettazione sanitaria.

Sappiamo dalle molte analisi pubblicate (basti pensare ai lavori di E. Santoro e A. Lovari) che le istituzioni sanitarie italiane usano ancora poco gli strumenti di comunicazione digitale. Il punto è che non basta essere presenti sui social, postare dei contenuti o farli diventare virali, per fare prevenzione. La comunicazione se non è integrata (all’intera visione rispetto alla promozione della salute), non è un investimento, ma solo una spesa. Il vero supporto che un consulente può offrire non riguarda come rendere virale un post, ma come esaminarsi, come progettare un’attività di comunicazione. Solo davanti a una serrata progettazione si possono misurare i risultati del proprio investimento, obiettivo per obiettivo, al di là –  mi permetto di dire – del numero di followers o dall’engagement rate.

Nel 2019 ho provato a sottoporre al vaglio dell’esperienza queste due intuizioni. Ho messo in piedi grazie alla collaborazione strutturale di Larin Group (web agency) HealthCom Program, un corso in 10 lezioni di due ore ciascuna, della durata di 6 mesi, specificamente sulla comunicazione sanitaria sui social media, con la particolarità di essere completamente fruibile in webinar, cioè connettendosi in video da remoto. Questo

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