Quando è il migrante ad aiutare la prevenzione

Quando sono arrivato qui non pensavo che si parlasse un’altra lingua. Per me i bianchi parlavano solo in inglese e perciò ormai ero due volte straniero”. Così parla Manuel raccontando il suo viaggio. Una sofferenza che dal suo villaggio dove era sparita ormai anche l’energia elettrica, indispensabile per lui e per suo padre nel loro lavoro di saldatori, lo ha condotto in Italia, passando per l’inferno libico.

Ora Manuel è un po’ meno straniero e aiuta gli altri ragazzi del CAS (Centro di accoglienza straordinaria) in cui vive a sentirsi anch’essi un po’ meno vulnerabili. Manuel è infatti uno dei cinquanta ragazzi richiedenti asilo che hanno frequentato nell’ultimo anno una serie di seminar i  di formazione sulla prevenzione (igiene e sicurezza alimentare, salubrità dell’acqua, danni da alcol e droga, vaccini, HIV e infezioni sessualmente trasmesse, diritti sanitari degli stranieri) organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sui temi sanitari, e che sono diventati a loro volta “docenti” di altri 2000 ospiti dei Centri di accoglienza romani. Un progetto intitolato “Scienza senza frontiere”, iniziato a dicembre 2017 e concluso il 28 giugno  , pensato e voluto da Mirella Taranto, capo ufficio stampa dell’ISS, e sostenuto dai vertici dell’istituto e dai ricercatori che hanno aderito gratuitamente” racconta Mirella a L’Espresso.

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