Quando il cuore va in montagna

Reblogged from Rivista Micron

I soggiorni in montagna, specie i trekking in alta quota, sono oramai una moda, specie fra le offerte che vengono proposte alle persone non più giovani che intendono godersi la desiderata pensione. Molte sono le proposte di viaggi avventurosi sulle Ande, in Asia e sulle Alpi, ma talvolta la tipologia di offerta non è commisurata alle reali condizioni fisiche della persona che il tour operator ha davanti. Per questa ragione, la cosiddetta “medicina di montagna” è estremamente importante per assicurare soggiorni sicuri; fino ad oggi, però, di questo settore della medicina si sapeva poco.
C’è tuttavia chi in Italia da oltre un decennio studia gli effetti dell’alta quota sulla salute delle persone che si recano per brevi periodi in montagna. Si tratta del team di Gianfranco Parati dell’Università Bicocca di Milano e dell’Istituto Auxologico italiano, cha ha pubblicato un volume intitolato Highcare Projects. 11 anni di ricerca in alta quota, che raccoglie i dati scientifici di tutti gli studi effettuati durante spedizioni in alta quota dai gruppi di ricerca dell’Istituto Auxologico Italiano e dell’Università di Milano Bicocca, e che in questi giorni ha pubblicato sulla più prestigiosa rivista di cardiologia mondiale, lo European Heart Journal, le raccomandazioni per un accesso sicuro all’alta quota di pazienti che soffrano di varie cardiopatie. Un lavoro che ha coinvolto 5 Società Scientifiche a valenza internazionale nel quale Parati ha coordinato esperti della materia provenienti da tutto il mondo.

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