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RICERCA – Attualmente la terapia che si propone a una persona – adulto o bambino – con una diagnosi di leucemia linfoblastica acuta è anzitutto la chemioterapia. Se il paziente non risponde o se si ha una ricaduta, si valuta il trapianto di midollo, che sebbene rappresenti una scelta molto invasiva per la vita del paziente, che per un lungo periodo non potrà riprendere in tutto e per tutto la propria vita, rimane comunque una speranza concreta per molti. Ma non per tutti. In alcune persone la leucemia si ripresenta nuovamente a poca distanza dal trapianto, e a loro fino a oggi la medicina non ha saputo fornire altre possibilità.
Oggi invece una speranza concreta ce l’abbiamo e rientra nell’ambito della terapia genica. Dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma è arrivata una notizia importantissima: un bambino di 4 anni, affetto da leucemia linfoblastica acuta e refrattario alle terapie convenzionali, è stato trattato grazie all’infusione delle cellule riprogrammate in laboratorio e a distanza di un mese dall’infusione il bambino sta bene ed è stato dimesso, poiché nel midollo non vi è più traccia di cellule leucemiche.