A Laura Santi (1975-2025)

A te che ci hai insegnato la dignità della vita e la bellezza della morte.

Laura, a te che mi hai insegnato che cos’è la sclerosi multipla, a scriverne nel modo giusto, a fare le domande giuste, a capire quando bisognava incazzarci e firmare petizioni.

A te che come tanti morenti, quando li guardi con onestà negli occhi, ci hai mostrato che rispettare la vita è rispettare le scelte di chi la porta, quella vita. A te che quelle parole hai avuto il coraggio di pronunciarle.

A te che da innamorata della vita mi hai messa in difficoltà con la capacità disumana di morire senza uno straccio di fede, con quella frase che dicesti a Calabresi “io me ne vado con la consapevolezza che per me la vita è solo una”.

Laura, grazie per avermi contattata quella volta nel 2015, per aver creato questo legame che rimarrà sempre teso nel mio cuore. Grazie per quelle cene che abbiamo condiviso insieme anche con Stefano, grazie per essere stata l’esempio di chi non tace e vive pienamente fino alla fine.

Grazie, amica mia, per aver vissuto così intensamente anche la tua morte.

PREGHIERA “IN LUGLIO”, dalla canzone che amavi.

Salutami il nostro Faber.

Lascia che sia fiorito

Signore, il suo sentiero

Quando a te la sua anima

E al mondo la sua pelle

vorrà riconsegnare

Quando verrà al tuo cielo

Là dove in pieno giorno

Risplendono le stelle

Quando attraverserà

L’ultimo vecchio ponte

Ai suicidi dirà

Baciandoli alla fronte

Venite in Paradiso

Là dove vado anch’io

Perché non c’è l’inferno

Nel mondo del buon Dio

Fate che giunga a Voi

Con le sue ossa stanche

Seguito da migliaia

Di quelle facce bianche

Fate che a voi ritorni

Fra i morti per oltraggio

Che al cielo ed alla terra

Mostrarono il coraggio

Signori benpensanti

Spero non vi dispiaccia

Se in cielo, in mezzo ai Santi

Dio, fra le sue braccia

Soffocherà il singhiozzo

Di quelle labbra smorte

Che all’odio e all’ignoranza

Preferirono la morte

Dio di misericordia

Il tuo bel Paradiso

L’hai fatto soprattutto

Per chi non ha sorriso

Per quelli che han vissuto

Con la coscienza pura

L’inferno esiste solo

Per chi ne ha paura

Meglio di lui nessuno

Mai ti potrà indicare

Gli errori di noi tutti

Che puoi e vuoi salvare

Ascolta la sua voce

Che ormai canta nel vento

Dio di misericordia

Vedrai, sarai contento

Dio di misericordia

Vedrai, sarai contento

Dal 2020 al 2022 abbiamo perso medici dipendenti. E in futuro? 

Lo dicono i dati appena pubblicati dal Ministero della Salute sui dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale: nel 2022 si contavano 101.827 medici e odontoiatri, contro i 103.092 del 2020 e 268.013 infermieri, contro i 264.686 del 2020. Nel complesso quindi abbiamo 2,6 infermieri per ogni medico.
Questi dati ci dicono tutto? No, perché accanto ai numeri dei dipendenti ci sono quelli dei “gettonisti”, un fenomeno che è scoppiato durante la pandemia e che non accenna a diminuire: coprire il fabbisogno pubblico con dei professionisti a cottimo molto meglio pagati. Un sondaggio proposto dalla Federazione Cimo Fesmed nel 2022 a mille medici ha evidenziato che il 37% di loro dichiara di essere pronto a dimettersi da dipendente del Servizio sanitario nazionale per lavorare con una cooperativa a gettone, percentuale salita il 50% fra i medici più giovani.

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In Italia arriveranno quasi 9 milioni di euro per le malattie croniche. Ecco cosa è PreventNCD 

8,7 milioni di euro arriveranno in Italia nei prossimi 4 anni per una Joint Action (JA) europea per la prevenzione delle malattie non trasmissibili (in inglese NCD – Non Communicable Diseases) come tumori e patologie cardiovascolari, considerando anche i determinanti di salute.

La JA è iniziata il primo gennaio 2024 e durerà 4 anni, con scadenza la fine del 2027. L’Italia è uno dei 25 paesi membri della JA PreventNCD, un progetto con un bilancio di 95,5 milioni di euro in totale, di cui 76,5 milioni di euro coperti dalla UE e il restante 20% dai 25 paesi. 95,5 milioni di euro rappresentano il 20% del budget sanitario totale dell’Unione Europea. Cifre importanti, che non si sentono spesso nel settore.

Il progetto è guidato dalla Norvegia ed è sostenuto da oltre 100 partner che mira a ridurre l’onere del cancro e di altre malattie non trasmissibili affrontando sia i fattori di rischio che i determinanti sociali di salute.

In Italia questi 8,7 milioni di euro verranno suddivisi fra 14 partner. All’ISS, che è l’autorità di riferimento del progetto per l’Italia, andranno 3,8 milioni di euro, una parte consistente del totale (3 milioni dei quali di finanziamento UE) suddivisi tra diversi WPs tra cui il WP7 (Disuguaglianze Sociali) con coordinamento affidato all’ISS e il WP8 (Monitoraggio) con co-coordinamento affidato all’ISS.

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I ruoli di genere in TV. I dati del rapporto Rai (c’è ancora tanto lavoro da fare) 

Forse non tutti sanno che nell’ambito del vigente contratto di servizio 2018-2022 con il Ministero dello sviluppo economico per la concessione del servizio pubblico televisivo, radiofonico e multimediale, Rai è vincolata – attraverso i suoi programmi – ad una rappresentazione corretta e attenta dell’immagine della figura femminile, ad un effettivo e compiuto pluralismo dei temi, dei soggetti e dei linguaggi, nonché a favorire la creazione di coesione sociale.

Ma come stanno le cose? Un Rapporto RAI 2022 ha monitorato 1.750 trasmissioni per un totale di 31.020 invitati e invitate. Risultato: viene invitata una donna ogni due uomini. Nel 2021 la quota di persone/personaggi femminili all’interno delle trasmissioni monitorate ha infatti raggiunto il 36,8%, contro il 62,9% di quelli di genere maschile.

In tutte le tipologie di programmi gli uomini invitati come ospiti sono più delle donne, ma con significative variazioni. La presenza femminile più elevata si ha tra i personaggi delle fiction (41,9%) e nell’intrattenimento (40,2%). Seguono le giornaliste presenti nei programmi di informazione: il 38,5% di chi cura rubriche nei TG è donna; così come il 37% di chi lavora nei telegiornali e nell’approfondimento informativo. Più bassa la percentuale di donne presenti o invitate nei programmi culturali (il 32,4%), per scendere poi al 15,8% nelle rubriche sportive. Le donne impiegate in ruoli importanti nelle trasmissioni non fiction, come le conduttrici, superano il 50% (53,3%), mentre le inviate o corrispondenti si mantengono sui valori più bassi. Le opinioniste sono solo il 30,1% e le esperte solo il 22,8%, le conduttrici/giornaliste il 44%.

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