Quando si dice che le donne ogni mese guadagnano in media meno degli uomini c’è sempre chi alza la mano per obiettare che “ok, ma perché è tanto diffuso il part time fra la popolazione femminile”, come se si trattasse di di un aspetto di per sé non problematico.
In realtà però è la retribuzione oraria media delle donne che è più bassa di quella degli uomini. L’ultima nota di Istat (fine gennaio 2025) ci dice che fra i dipendenti le donne guadagnano il 5,6% in meno rispetto ai colleghi uomini. La retribuzione oraria media maschile nel 2022 è stata pari a 16,8 euro, mentre quella femminile a 15,9 euro.
Attenzione: il gap tende ad ampliarsi tra i laureati tra i quali la retribuzione media oraria è di 20,3 euro lordi per le donne e di 24,3 euro lordi per gli uomini, che significa una differenza del 16%. In parole povere in un’azienda è come se un impegato laureato portasse a casa 30 mila eurolordi e una donna laureata 25.200 euro lordi, cioè se i maschi avessero a fine anno a disposizione 4.800 euro in più delle colleghe.
Gender gap
Le 30 enni libere professioniste fatturano ancora la metà dei coetanei
La prima di due puntate: una sui redditi delle donne libere professioniste e una su quelli delle dipendenti.
Stessa storia, stesso posto, stesso bar.
Le donne in età da famiglia guadagnano taaaanto meno.
Aggiungo che leggevo proprio ieri, e ne uscirà un pezzo, un rapporto del Ministero della Salute sulle condizioni dei parti in Italia. Fra le altre cose, una donna italiana su tre (straniere a parte dunque) fra quelle che hanno partorito nel 2023 non lavora.
Quando la maternità è davvero naturale?
Che la maternità surrogata nel mondo viva un problema di sfruttamento è un fatto e un grande tema da affrontare.
Che la risposta su come trattare questo tema dal punto legale sia semplice come una legge, no.
Il Senato italiano ha approvato la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia che rende la gestazione per altri (GPA) un “reato universale”, che vuo dire che si potrà perseguire in Italia anche se praticata all’estero da cittadini o cittadine italiane.
La gestazione per altri – che definiamo in mano modo “utero in affitto” – è illegale in Italia dal 2004, sia che si faccia “altruisticamente” cioè senza compenso – come Phoebe fece per il fratello ormai 30 anni fa nella famosa serie Friends – sia dietro pagamento. Ci sono paesi in cui la GPA è proibita solo dietro compenso, altri in cui è permessa sempre.
Secondo Global Market Insights, il mercato della maternità surrogata sta vivendo un boom globale che dovrebbe raggiungere i 129 miliardi di dollari entro il 2032, una crescita continua, rispetto al valore stimato di 14 miliardi di dollari per il 2022.
Chiusura degli USA sull’aborto: a un anno l’11% in più di bimbi in affido
Le restrizioni all’aborto degli ultimi 20 anni negli Stati Uniti sono risultate associate a un aumento dell’11% dei bambini dati in affidamento: un totale di 4 milioni di persone in 20 anni, in particolare di bambini di etnia afroamericana e di minoranze etniche specie di famiglie finanziariamente vulnerabili, per i quali l’aumento è stato del 15%. Lo riporta uno studio pubblicato sulla rivista medica JAMA Pediatrics che ha studiato l’associazione tra la restrizione dell’accesso all’aborto e l’ingresso dei bambini nel sistema di affido.
Nel giugno 2022 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha abolito la sentenza Roe v. Wade che garantiva il diritto di interrompere la gravidanza a livello federale, consentendo a molti Stati di limitare fortemente o vietare l’accesso all’aborto. In ogni caso già prima del 2022 molti Stati avevano comunque limitato l’accesso ad aborti sicuri e legali attraverso leggi TRAP (Targeted Regulation of Abortion Providers).
Il team di ricercatori ha provato a capire se queste restrizioni fossero connesse oppure no a un aumento degli affidi, questione fino a oggi non indagata. Inizialmente confrontando gli Stati con e senza leggi TRAP un decennio prima della loro promulgazione, sono state riscontrate poche differenze nelle iscrizioni all’affido. Tuttavia, paragonando gli stessi Stati un decennio dopo la promulgazione delle leggi, i ricercatori hanno osservato che l’aumento dei bambini che entravano nel sistema di affidamento persisteva. “Gli effetti a catena sono persistenti per anni dopo l’approvazione della legge TRAP, con effetti duraturi sui sistemi di affidamento”, scrivono gli autori.