Ogni anno, da quasi 40 anni, nascono molti più maschi rispetto alle femmine. Che cosa significa? 

Esaminando i dati di Istat, osserviamo che in Italia ogni anno, senza eccezione, continuano a nascere molti più maschi che femmine, e parliamo di sesso assegnato alla nascita. In 25 anni abbiamo 370 mila ragazzi in più delle ragazze della stessa età. Il fatto che consideriamo l’ultimo quarto di secolo è dovuto al fatto che la serie storica di Istat riporta i dati dal 1999 a oggi.

Abbiamo cercato, i dati sulla popolazione residente che nel 2025 aveva dai 30 ai 30 anni, e abbiamo notato che a partire dai nati nel 1982 i maschi residenti in Italia sono più delle donne. Per le fasce d’età che oggi hanno dai 43 anni in su, ci sono molte più donne che uomini. Detta in altro modo, fra i residenti in Italia nel 2025 ci sono più uomini che donne per tutti gli anni di nascita dal 1982 al 2024.

Allora abbiamo cercato il dato mondiale (World Bank), trovando che le cose sono attualmente così grosso modo in tutti i paesi del mondo. 

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Asili nido, il 60% delle strutture d’estate rimane chiusa. Parte 4 

Stando a quanto emerge dall’ultima Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri, la fase più critica per restare nel mercato del lavoro per le donne continua ad essere il primo anno dalla nascita del figlio. Il dato che rimane costante è la prevalenza di coppie con un figlio e l’età del figlio sino ad 1 anno – limite entro cui, per norma, vige il divieto di licenziamento. Nel 2024 si sono contate 60.756 convalide, e 7 su 10 69,5% si riferiscono a donne. Ma attenzione: nelle fasce più giovani, quelle in cui nella maggior parte dei casi si diventa mamme, le donne rappresentano l’80-85% delle dimissioni totali. Il dato del 30% degli uomini dimissionari è dovuto prevalentemente alle fasce d’età più elevate. Il 56% delle convalide di dimissione volontaria sono rese a genitori con un figlio.

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Asili nido: serve flessibilità di orari, ma pochi la prevedono. Parte 3 

Il pre e post nido rappresenta un aiuto concreto per le famiglie, offrendo accoglienza prima e dopo l’orario educativo standard. Nell’anno scolastico 2022-2023, il 56,5% dei nidi ha previsto questo servizio.

Anche qui si registrano differenze territoriali e gestionali: il servizio è più frequente nel Nord e nelle sezioni primavera, dove circa il 70% delle strutture lo offre. Nel Mezzogiorno, invece, la situazione è più frammentata: nei servizi pubblici solo il 18,6% attiva il pre e post nido, mentre nei privati si supera il 50%.

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“Che bello quando si facevano i figli a 20 anni”

Su Infodata – Il Sole 24 Ore è uscita la seconda puntata sui numeri degli asili nido e del lavoro femminile. Porto dei numeri per riflettere su questo concetto.

Nel 2023, il 40% delle donne che hanno avuto un figlio non lavora. Tra le ventenni che hanno partorito nel 2023, lavora solo il 40%; il 21% è disoccupata, il 35% è casalinga e il 2% studia. Al contrario, tra le neomamme over 40 lavora il 72%, mentre il 17% si dichiara casalinga e il 10% risulta disoccupata.

Chiaramente in un mondo ideale – e questa è una considerazione del tutto personale – le persone (uso un termine più ampio di “donne”) lavorano in un contesto flessibile e pagato il giusto, con servizi di supporto in prossimità, di modo che se lo desiderano possono fare i figli a 20 anni. Se lo desiderano.

Secondo me bisogna tuttavia anche valutare una maturità personale. Su Instagram incrocio i profili di molte influencer giovani donne con diversi figli, tendenzialmente volte alla maternità ecologica, che sono influencer proprio per il fatto di essere giovani, con 4-5 figli, e “lavoratrici autonome”, cioè content creator per i propri social media. Constato spesso dei post della serie “riesco a far tutto, ecco come ho superato le difficoltà col marito che pretendeva che io…”. La logica della donna super brava che in questo aiuta le altre donne.

Ecco, io alcune di loro le vorrei proprio abbracciare e dire “sorellina mia, sei ancora in tempo per fare un percorso di autocoscienza sul carico di cura delle donne, sul rapporto paritario… ma caspita… avresti potuto farlo a 20 anni”.

Chiaramente è una generalizzazione, ci sono tante giovani donne che quel percorso l’hanno fatto, grazie magari alle loro mamme, zie, cugine.

Questo per dire che in un mondo ideale (ma sempre ancora imperfetto) la genitorialità andrebbe di pari passo con un lavoro di riflessione e presa di coscienza delle dinamiche dei rapporti di coppia.

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