Denutrizione e obesità nei dati FAO

APPROFONDIMENTO – Nei giorni scorsi l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha pubblicato delle stime allarmanti: dopo anni di declino, la percentuale di persone denutrite sta ricominciando a salire e riguarda oggi l’11% della popolazione mondiale. Allo stesso tempo sono sempre più importanti i numeri del sovrappeso e dell’obesità, una situazione ben definita dal concetto di “paradosso alimentare”. Ecco i dati FAO su denutrizione e obesità nel rapporto SOFI, The state of food security and nutrition in the world.

Da un estremo all’altro, denutrizione e obesità

Secondo i dati FAO su denutrizione e obesità siamo passati dai 777 milioni di denutriti del 2015 agli 815 milioni del 2016. Nel 2013 erano 775 000 e una grossa fetta (489 milioni) viveva in paesi colpiti da conflitti. Mentre la maggior parte dei paesi del mondo ha ottenuto significativi miglioramenti negli ultimi 25 anni, nel ridurre fame e denutrizione, i progressi nella maggior parte dei paesi colpiti da conflitti sono rimasti stagnanti o sono peggiorati.

Sono 155 milioni i bambini che nel 2015 hanno avuto una crescita rallentata a causa di una nutrizione (122 milioni in paesi in guerra) e 51 milioni quelli gravemente denutriti. Secondo le stime delle Nazioni Unite, per nutrire gli abitanti della Terra nel 2050 (due miliardi in più rispetto a oggi) sarà necessario incrementare del 50% la produzione di cibo a livello globale. Oltre a distribuirla correttamente.

Ma nel mondo ci sono anche 640 milioni di adulti obesi e 40,6 milioni di bambini sovrappeso. L’obesità nel mondo sta aumentando a ritmi incalzanti: il problema è più grave in Nord America, Europa e Oceania, dove il 28% degli adulti è classificato come obeso. Si scende al 7% in Asia e all’11% in Africa.

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Una mappa per la salute

Nei giorni scorsi la rivista Nature ha pubblicato due articoli (Mapping child growth failure in Africa between 2000 and 2015,  Mapping local variation in educational attainment across Africa) sullo stato dell’arte della salute materno-infantile in Africa dal 2000 al 2015. In particolare, i ricercatori hanno prodotto mappe ad alta risoluzione dell’insuccesso della crescita infantile e dei risultati scolastici in tutta l’Africa, con l’obiettivo di fornire uno strumento evidence-based per valutare i progressi e guidare le decisioni politiche in materia di salute pubblica, evidenziando le aree più bisognose di supporto. «Sebbene le politiche siano spesso impostate a livello amministrativo – scrivono gli autori – l’implementazione avviene localmente, come all’interno di distretti o città, in particolare quando si prendono di mira specifiche popolazioni a rischio o si studiano risposte agli interventi nel tempo.» Servono infatti misurazioni chiare e puntuali per valutare quanto i noti Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dalle Nazioni Unite siano davvero raggiungibili da qui al 2030.
Purtroppo però le cose stanno andando male. Lo studio ha evidenziato che, a meno che non ci sia un cambiamento negli attuali tassi di miglioramento, nessun Paese africano riuscirà a raggiungere tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Tra il 2000 e il 2015, quasi tutti i Paesi africani hanno mostrato una riduzione dei livelli assoluti di arresto della crescita, deperimento fisico e sottopeso nei bambini sotto i cinque anni, ma i tassi di variazione osservati variano in modo marcato, con una situazione ancora drammatica nel Sahel. Gli obiettivi fissati dall’ONU – una riduzione del 40% dell’arresto dei tassi di crescita entro il 2025 – non saranno probabilmente raggiunti in molte aree dell’Africa centrale senza un tasso di declino accelerato, mentre alcune zone, come l’Africa costiera meridionale e occidentale, probabilmente ce la faranno.

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Africa Sub-sahariana: la prima mappa degli ospedali pubblici

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APPROFONDIMENTO – La distanza dall’ospedale più vicino può fare la differenza, non solo in caso di emergenza riducendo la mortalità, ma anche per quanto riguarda la gestione di malattie croniche e la loro prevenzione. Uno degli obiettivi dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite per il 2030 è migliorare l’accesso alle cure riducendo ledisuguaglianze sociali, ma finora non esisteva un database che mappasse concretamente la situazione in Africa Sub-sahariana, cioè che contasse quanti ospedali pubblici sono attualmente attivi in ogni paese e soprattutto dove sono localizzati con precisione, in modo da capire quante persone vivono a oltre due ore distanza da essi.

Ci è riuscito per la prima volta un team internazionale, che ha pubblicato i suoi risultati in questi giorni su The Lancet, mostrano come l’accesso fisico alle cure ospedaliere di emergenza fornite dal settore pubblico in Africa rimanga scarso e – come era prevedibile – estremamente diseguale fra zone urbane e rurali.

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Quanto dista la città più vicina? Su Nature la prima mappa globale

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“Quanto tempo impieghi per raggiungere la città più vicina? Che cosa succede se vivi lontano anche dalla prima strada? La risposta a queste domande determinerà la facilità con cui puoi accedere ai servizi di una grande città, compresi quelli sanitari. Ora gira la domanda: se hai intenzione di costruire una nuova struttura medica in una nazione in via di sviluppo, dove dovresti costruirla per raggiungere meglio le popolazioni sottoservite?” A parlare – o meglio a scrivere è Matt Hancher, Co-fondatore e Manager di Google Earth Engine in un suo articolo pubblicato su Medium dell’11 gennaio scorso, che racconta i risultati di uno studio condotto dall’Università di Oxford, con il contributo di esperti del JRC, della Commissione europea e delll’Università di Twente, che ha creato una mappa dell’accessibilità alle città di tutto il mondo, pubblicata nientemeno che su Nature.
Il risultato è che otre l’80% delle persone nel mondo – cioè 5,8 miliardi di individui – risiede a un’ora o meno di distanza da una città. Si tratta però di una media poco significativa, dal momento che mentre nei paesi ad alto reddito a vivere a un’ora di distanza da una città è il 90%, in particolare in Europa e Nord America, nei paesi a basso reddito concentrati nell’Africa sub-sahariana, la percentuale è del 50,9%. Se per noi europei si parla in ogni caso di pochissime ore, ci sono intere aree del Pianeta – per esempio grossa parte del continente Asiatico al di fuori delle megalopoli dell’estremo Oriente – dove le persone ci impiegano molte ore se non giornate intere a raggiungere la città più vicina.

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