Le categorie più colpite dall’emergenza sanitaria sono state quelle che già erano lavorativamente più svantaggiate: le donne, i giovani e gli stranieri. Le donne che hanno perso il lavoro nel 2020 sono il doppio rispetto ai colleghi uomini. Questo da un lato perché occupano più spesso posizioni lavorative meno tutelate, ma dall’altro perché sono impiegati nei settori che sono stati più colpiti della crisi. Quest’ultimo è un aspetto su cui dovremo riflettere.
Iniziamo ad avere i primi dati solidi sull’impatto della pandemia sul mercato del lavoro, o meglio sulle categorie più fragili, quindi della crisi in termini di disuguaglianze. Molto è stato detto, diversi numeri provvisori sono stati diffusi negli scorsi mesi, che provavano a fare sintesi, ma la sintesi ha bisogno di analisi, prima. E di dati “granulari” come si dice, cioè dettagliati. Parlare di “impatto di COVID-19 sul mercato del lavoro” in termini generali di “lavoratori” non permette di capire la cosa fondamentale: chi è rimasto davvero indietro.
Il rapporto appena pubblicato da Istat in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Inps, Inail e Anpal dal titolo Il mercato del lavoro 2020. Una lettura integrata, cerca di andare in questa direzione.
Dal documento emergono 5 elementi che riguardano l’occupazione femminile.