Senza matematica non c’è democrazia. Visioni di una società data-driven

La matematica è una disciplina che favorisce la diffusione della democrazia” scrive bene Chiara Valerio ne “La matematica è politica”, prezioso libro di poco più di cento pagine appena uscito per Einaudi. “[Essa] non ammette principio di autorità giacché nessuno possiede la verità da solo, le verità sono asserzioni verificabili da chiunque, o se non da chiunque (alcune volte è difficile) almeno da un certo numero di persone. Inoltre, la matematica è un linguaggio, una grammatica. Per discutere di matematica bisogna accettarne le regole.”
Chi segue il nostro lavoro qui su Infodata sa che l’atteggiamento di fondo con cui proviamo ad accostarci alle notizie è quello di farci aiutare anche dalla matematica nel decifrare i fenomeni sociali. Voglio essere onesta: mai come in questi mesi di pandemia mi sono resa conto (qui parlo per me soltanto) di quanto sia difficilissimo e frustrante provarci. Il motivo – mi sono risposta – è un fraintendimento di fondo ben descritto in questo libro: la matematica non vuole eliminare l’incertezza, la vuole spiegare, pur non contemplando l’errore. Per questo pare complessa, e richiede esercizio. Come la democrazia.
Per questo per chi come me vede la matematica come uno degli strumenti fondamentali e più equi dell’esercizio della democrazia, risulta doloroso sentirsi accusare spesso di autoritarismo, o di non amare la libertà di pensiero, o – peggio – di non voler bene ai nostri lettori, diffondendo allarmismo. Il mio maggior dolore è quando mi si dice che mi faccio scudo con la matematica (e quindi con la scienza) pensando di aver vinto il dubbio. È capitato per esempio quando abbiamo raccontato perché il Contact tracing è un fattore chiave e come monitorarlo, o come quantificare il concetto di “rischio calcolato”, o come leggere i dati relativi all’andamento della pandemia negli altri paesi Europei.
È l’opposto: la matematica (e la scienza) non avanzano per certezze, ma per ipotesi: è l’unico metodo sviluppato dall’uomo a essere falsificabile. “Le verità della scienza evolvono. E pensare agli scienziati come ai sacerdoti della soluzione o della guarigione è un modo di delegare la responsabilità politica. Oltre che di istituzionalizzare come scienza qualcosa che è il contrario della scienza: la certezza fideistica.

Continua su Il Sole 24 Ore

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