Avere un figlio dopo un cancro al seno

Quando riceve la diagnosi di cancro al seno è il luglio del 2007; Sara ha 31 anni. Carcinoma alla mammella non ormono responsivo. All’epoca è una ricercatrice in Oncologia molecolare presso l’Università di Tor Vergata e sa che cosa significa trovarsi da un giorno all’altro dall’altra parte del vetrino. E sa anche che cosa vuole dire quando aggiungono che il cancro è in metastasi perché si è già diffuso nei linfonodi ascellari.

In un paio di settimane Sara inizia la chemioterapia, viene sottoposta a quadrantectomia, un intervento conservativo che viene proposto in alternativa alla mastectomia. Inizia per Sara il normale iter terapeutico per le donne con tumore al seno, che in lei ha da subito un effetto molto benefico, in particolare grazie all’utilizzo di un farmaco, un anticorpo monoclonale, che all’epoca si usava da appena nove mesi mentre oggi è prassi nel caso di tumori di questo tipo. Già dopo la prima infusione il gonfiore ascellare originato dal cancro si dimezza e Sara inizia il percorso che la porterà fuori dal tunnel.

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