APPROFONDIMENTO – Secondo quanto emerge da un articolo pubblicato su PNAS nell’ambito del Progetto Lifepath, negli anni della crisi la mortalità in Europa ha continuato comunque a diminuire negli ultimi anni, senza interruzioni, cosa che invece non è avvenuta negli Stati Uniti. In altre parole, pare che l’Europa abbia mostrato una maggiore resilienza alla crisi quanto a salute della popolazione, soprattutto perché è migliorata anche la salute degli europei meno istruiti (anche nei paesi dell’Europa orientale) diversamente da quello che è accaduto negli Stati Uniti.
A partire dai primi anni Duemila infatti, negli Stati Uniti sono aumentate le cosiddette “morti per disperazione” fra gli americani bianchi di mezza età e con un basso livello di istruzione, in parte dovute all’abuso di antidolorifici oppiacei. Il risultato è stato un aumento dei tassi di suicidio e di intossicazione.
In Europa questo fenomeno non si è verificato, anzi. Un team di ricercatori guidati da Johan Mackenbach, professore di salute pubblica all’Erasmus University Medical Center di Rotterdam, ha esaminato i dati sulla mortalità in 17 paesi dal 1980 al 2014 (per un totale di 9,8 milioni di morti) e sulla morbilità – cioè una condizione di malattia, disabilità o in generale di scarsa salute – riportata da 350.000 persone provenienti da 27 paesi, dal 2002 al 2014.