Il cancro in carcere. Un sistema senza dati.

Questa chiacchierata con Nicola Cocco, che da anni segue la salute nelle carceri, mi ha molto colpita.

A oggi non esiste un database nazionale sui tumori di detenuti e sulle cure oncologiche effettuate da chi è in carcere. Non sappiamo, insomma, quante diagnosi di tumore vengono registrate ogni anno, non conosciamo la prevalenza delle diverse patologie oncologiche, né l’esito delle cure di questa popolazione. Per i carcerati, inoltre, non esiste un’offerta coordinata di screening per la diagnosi precoce o di vaccinazione contro patogeni oncogeni a cui la popolazione carceraria può essere particolarmente esposta, come i virus dell’epatite B e del Papillomavirus.

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Progressi e ritardi nella prevenzione del cancro in UE

Il Parlamento europeo ha pubblicato un nuovo studio che valuta a che punto siamo nella lotta contro il cancro. A vent’anni dall’avvio del primo coordinamento europeo e a quattro anni dal lancio dell’Europe’s Beating Cancer Plan, emerge un quadro in chiaroscuro: progressi importanti su vaccinazione HPV e reti di cura, ma ritardi significativi nella prevenzione primaria e nella partecipazione agli screening oncologici. Si tratta del più ampio monitoraggio finora realizzato sull’attuazione del piano, un programma da 4 miliardi di euro che punta a costruire un approccio coordinato e condiviso alla prevenzione e alla cura del cancro in Europa.

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Quando l’AI intercetta i tumori che sfuggono allo screening

Uno studio britannico, che ha analizzato oltre 130.000 mammografie del programma triennale di screening, ha mostrato come l’intelligenza artificiale basata su deep learning possa aiutare a identificare le donne con un rischio più elevato di sviluppare un carcinoma mammario “di intervallo”, ossia quei tumori diagnosticati tra due mammografie di screening. Applicato retrospettivamente, l’algoritmo è riuscito a riconoscere fino al 42% dei casi concentrandosi sul 20% delle donne con i punteggi di rischio più elevati.

I tumori di intervallo in genere hanno una prognosi peggiore rispetto ai tumori rilevati tramite screening, perché tendono a essere più grandi o più aggressivi. È quindi importante ridurre al minimo queste forme neoplastiche presenti in qualsiasi programma di screening.

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Le guerre portano più cancro

Tra il 1949 e il 1989, l’Unione Sovietica ha condotto oltre 450 test nucleari – atmosferici, al suolo e sotterranei – in vaste aree del Kazakhstan, allora una delle repubbliche federate a Mosca. La popolazione locale, tenuta completamente all’oscuro di quanto stesse avvenendo, venne successivamente tenuta in osservazione in uno studio, il cui scopo dichiarato, ma falso, era il monitoraggio della brucellosi, una malattia infettiva. Si stima che fino a 1,5 milioni di persone siano state esposte alle radiazioni emesse nel corso di tal test, con effetti anche cancerogeni, osservati per decenni. Oggi la regione è ancora fortemente radioattiva, a più di trent’anni dall’ultimo test.

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