Un caldo sempre più caldo, ma con meno morti? Il caso italiano e i limiti dei modelli predittivi 

Nei primi giorni di luglio 2025, una notizia pubblicata dal prestigioso Grantham Institute dell’Imperial College di Londra ha suscitato scalpore: durante la prima ondata di caldo dell’estate (23 giugno – 2 luglio), in alcune grandi città europee si sarebbe registrato un numero di decessi triplo rispetto a quanto ci si aspetterebbe in assenza dei cambiamenti climatici. Tra le città osservate, Milano risultava al primo posto in Europa per frazione di decessi attribuibili ai cambiamenti climatici di origine antropica.

La notizia è stata rilanciata da numerosi media internazionali, ma una lettera pubblicata da Paola Michelozzi e colleghi su Epidemiologia e Prevenzione, la rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia ha riportato alcune incongruenze: i dati delle anagrafi italiane e del sistema di sorveglianza nazionale non riportavano, per lo stesso periodo, aumenti significativi della mortalità. 

Perché?

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Virus West Nile in Italia: sorveglianza sì, ma senza panico

Nel Lazio sta crescendo fra le persone la paura per il virus West Nile e i titoli di giornale contribuiscono a un clima di panico. Ma non c’è nessun allarme. “Per il Lazio è una novità solo perché è la prima volta che la regione si trova a gestire questa situazione, ma da quando il virus West Nile è arrivato in Italia, ben 18 anni fa, abbiamo registrato casi ben più a sud del Lazio” spiega Fabrizio Montarsi, studioso di malattie da vettori dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. «In genere i virus, quando arrivano in un ambiente nuovo, tendono a diffondersi un po’ di più: tutto qua. Quest’anno nel complesso non c’è nulla di eccezionale: dal 2008 osserviamo andamenti che si ripetono, con una maggiore circolazione ogni 4-5 anni e un picco importante nel 2022.

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Una dieta a base vegetale aiuta ad arrivare più sani ai 70 anni

Qual è l’effetto di una dieta a base vegetale, cioè dove si consumano di rado alimenti di origine animale, rispetto alle malattie croniche? Di studi scientifici ce ne sono molti. Quello che spesso manca è un campione molto ampio con un follow-up a lungo termine, cioè che permetta di monitorare le stesse persone per periodi lunghi, per decenni.

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[VIDEO] Dolomiti: Racconto della montagna

Grazie a Il Bo Live, la rivista dell’Università di Padova, per dedicare spesso spazio al dibattito sulla montagna bellunese. Lo fece lo scorso anno con un documentario sulla Longarone post-disastro, e lo fa oggi con un altro documentario sul senso di vivere qui.

Grata per essere stata coinvolta anche questa volta per raccontare qualche piccolo pensiero, specie rispetto all’importanza di parlare di lavoro in montagna.

Grazie a Pietro Lacasella e a Matteo Righetto per le loro interessanti considerazioni.

L’articolo è qui.

Lo so, è uno strazio guardarmi mentre dondolo senza freno lungo tutto il video però è stato bello portare la “troupe” a San Liberale! Gli occhi corrucciati sono dovuti principalmente al sole in faccia, ma anche all’arrabbiatura per chi vuol portare aerei a Cortina.

Grazie ancora