Come organizzare un matrimonio semplice

Paradossalmente organizzare un matrimonio “semplice” è laborioso perché a prima vista tutto pare remare contro.

Appena abbiamo focalizzato che volevamo sposarci presto, la cosa che ci siamo detti istintivamente l’un l’altro è stata “ma che sia semplice, per carità!”. Che cosa significa un matrimonio ‘semplice’? Significa con poche persone? Con poco sfarzo? Sobrio? Solidale? Poco costoso? Anzitutto è importante focalizzare questa domanda. Per noi voleva dire niente sfarzo, niente paggetti o cani porta fedi, niente colombe che volavano o cambi d’abito della sposa. Niente bomba floreale, auto elegante, né abito da sposa da principessa, né ville né castelli; niente senso di gloria da partita di calcio dei mondiali, ma qualcosa che rispecchiasse l’intimità di quel momento, senza rinunciare alla gioia della festa e della musica con gli amici. Ho persino redatto un file per la mia testimone – la quale invece organizzerebbe un evento diverso – che titolava “cosa non ci sarà al nostro matrimonio”. Sì, per loro sono stata una grande palla al piede 🙂

Noi desideravamo – e desideriamo – un matrimonio dal sapore “francescano”, che non significa che c’entri Assisi, e nemmeno, nel nostro caso, aver optato per introdurre nella celebrazione la velatio*. Nel nostro caso abbiamo maturato la scelta, che non era scontata, di celebrare un matrimonio anche cristiano, che incarnasse i nostri valori, quelli che vorremmo vivere con e nella nostra unione, che sono ben rappresentati dall’ideale di Francesco. Non dico altro, già ho esternato abbastanza di un aspetto molto intimo della nostra unione, ma è necessario per capire il perché di alcune scelte che racconterò qui sotto.

Inevitabilmente i mesi che hanno preceduto la celebrazione sono stati densi di letture, dialogo, entusiasmo e anche scoramento, dato per lo più dal constatare che business bestiale si cela dietro l’evento matrimoniale, che edonismo ne deriva e che stress provoca negli sposi. Il risultato è che molti non si sposano perché “costa troppo”. Fino a qualche decennio fa sposarsi non era complesso – mia madre racconta sempre che lei negli anni Ottanta in un paio di mesi e qualche telefonata ha organizzato tutto, ed era lo stesso per i suoi amici. Oggi, no; sposarsi è un evento mondano costosissimo. Ne ho parlato in un articolo su Il Sole 24 Ore – Quanto costa davvero sposarsi – a partire dai dati del Libro Bianco dei Matrimoni raccolti dalla più nota piattaforma online dedicata al wedding: matrimonio.com. Nel 2024 il costo medio per invitato ha raggiunto i 203 euro, segnando un aumento dell’8% rispetto al 2023 e del 13% rispetto al 2022.  Il prezzo medio di un matrimonio in Italia si attesta oggi a 23.781 euro, e il 42% delle coppie riferisce di aver superato i 25.000 euro. C’è l’inflazione, certo, ma non giustifica completamente i prezzi gonfiati che vengono proposti per i matrimoni. La stessa torta costa molto di più se è per un matrimonio, e non parliamo dei fiori.

In realtà si possono ridurre di molto le spese. La nostra esperienza è che sposarsi può ancora essere un gesto accessibile, alla portata di molte più persone di quanto si creda. Serve principalmente la voglia di farlo davvero, con quello che si ha e per ciò che si è. Di seguito le nostre scelte, nella speranza che possano essere di aiuto a chi sta organizzando il proprio matrimonio, come lo sono state per noi molti articoli sull’argomento trovati in rete perché qualcuno ha avuto voglia di condividere. Nota bene: non ho ricevuto benefici di alcun tipo dalle realtà che citerò. Le nomino perché sono persone che hanno lavorato benissimo a prezzi onesti e che meritano di essere raccontate.

Anzitutto, un matrimonio semplice non significa risparmiare su tutto, ma scegliere cosa è prioritario per il significato che diamo al matrimonio (non alla giornata, intendo alla scelta) e che cosa no. Matrimonio semplice (e lo stesso vale per quello di sapore “francescano”) non significa matrimonio tirchio, ma semmai sobrio. Queste nostre scelte sono state dettate dall’organizzare un matrimonio con 100 invitati. Per matrimoni più intimi possono anche cambiare le necessità.

  • Per noi era fondamentale la musica, ad esempio. Abbiamo chiesto al nostro gruppo vocale di cantare per noi alla celebrazione in Chiesa, scegliendo con attenzione le letture e i canti che ci rappresentassero – e che fatica scegliere! Abbiamo optato fra gli altri per un paio di canti della tradizione di Taizé, in particolare Ubi Caritas, che mi fa tremare ogni volta che lo sento e quel giorno non è stato da meno. Un’amica flautista venuta da lontano si è unita al nostro coro ed è stato emozionante vedere insieme queste parti di vita unite da fili invisibili. Per la festa abbiamo reclutato i Rudemà Folk, un trio bravissimo composto da tre musicisti bellunesi che hanno suonato musica irlandese fino a notte fonda e abbiamo ballato a piedi scalzi fino a non averne proprio più.
  • Le partecipazioni. Abbiamo vagliato penso tutti i siti di associazioni che creano partecipazioni solidali. Alla fine abbiamo optato per quelle di Emergency. Chiaramente ci sono dei layout predefiniti fra cui scegliere, ma per noi non era il design la priorità del matrimonio – anche perché non ci interessavano né il tema né i colori… la nostra aveva dei bellissimi papaveri rossi. Abbiamo usato lo stesso disegno per creare il libretto per la messa fai da te e il menu per il tavolo.
  • I fiori. Desideravo che il mio bouquet fosse di fiori di campo, prevalentemente margherite o camomilla. Così è stato. In Chiesa abbiamo messo due piccoli vasetti di margherite che ricordavano la montagna che tanto amiamo, e qualche candela comprata all’Ikea. Lo stesso per i tavoli del pranzo: due vasetti di vetro per ogni tavolo con margherite e qualche fiorellino azzurro. Per tutta questa semplicità un fornitore blasonato mi aveva fatto un preventivo di – attenzione – 2000 euro. “Per le margherite?!?” “Eh sì ma faccio una cosa di design”. Ora… Siamo andati alla fioreria D’Anna, un piccolo negozietto in un paese limitrofo che per poco più di un decimo del prezzo ha creato delle composizioni meravigliose in semplicità.
  • L’auto della sposa. Non desideravo arrivare in pompa magna, tanto meno alla chiesa del paese. Quindi, contro i miei stessi familiari ho deciso che sarei arrivata con la piccola Lancia Y bianca di famiglia, quella a forma di ovetto. Avrei optato per qualche fiocchetto bianco e stop. Grazie a Marina che invece mi ha regalato dei bellissimi fiori – sempre margherite e fiorellini di campo – con cui decorarla.
  • Trucco e parrucco. Il trucco non mi interessava, dal momento che normalmente non mi trucco se non con un filo di kajal. Mi sarei sentita una bambolina dipinta per l’occasione. Per il parrucco invece la mia folta chioma indomabile necessitava di un aiuto. Anche qui: in molti parrucchieri alla parola matrimonio la più semplice delle acconciature comincia a costare 300-400 euro. Mi sono rivolta ancora una volta a una realtà del mio paese e Amalia e Laura mi hanno intrecciato i capelli mirabilmente come Galadriel al prezzo onesto che mi avrebbero fatto per qualsiasi altro giorno.
  • Le foto. Qui si apre un universo di possibilità, con prezzi molto variabili, con droni e cose che neanche immaginavo. Noi abbiamo scelto Sally, una ragazza che come secondo lavoro ha un’attività di fotografia di matrimoni vicino a casa nostra. Le realtà più piccole propongono anche pacchetti “umani”: foto tutto il giorno, date poi online (in soli 10 giorni!!!!) e che noi autonomamente decideremo quando e quanto stampare autonomamente. A un prezzo super onesto abbiamo avuto fotografie da sogno, senza obblighi di servizi che non ci interessavano.
  • Il brindisi dopo la messa. Non potevamo invitare al pranzo tutti gli amici che avremmo voluto, altrimenti ci saremmo ritrovati in 300, ma desideravamo avere intorno chi avrebbe avuto piacere di esserci. Come fare? Abbiamo invitato tutti gli amici e i conoscenti alla cerimonia, offrendo un bicchiere di prosecco fuori dalla chiesa. Abbiamo acquistato una cassa di prosecco e per il servizio con una piccolissima offerta se ne è occupato il gruppo Laebactes, che organizza la sagra paesana. Un tavolone, tovaglia bianca di carta, palloncini bianchi e tanta allegria.
  • Il ricevimento. Personalmente io avrei anche tenuto in considerazione un tendone da sagra con relativa festa, ma riflettendoci con mio marito era importante che tutti mangiassero con piacere. Ci siamo trovati d’accordo nel non volere castelli o ville splendenti, ma un agriturismo o qualcosa di simile. Abbiamo presto eliminato l’idea della location più catering a parte, molto più costoso, e siamo andati alla ricerca di ristoranti/agriturismi (anche malghe per la verità, ma non ce ne erano di abbastanza grandi). Abbiamo scelto la Locanda Nogherazza, un ristorante in montagna, non distante dal paese dove ci siamo sposati che guardava le nostre montagne e che propone una cucina e un servizio molto ben curati a un prezzo onesto e non pompato. Antipasti a buffet, due primi, sorbetto, un secondo, contorni e bere. Una cosa che non siamo riusciti a fare perché mancava una proposta valida nel luogo in cui viviamo noi è aver optato per una location o un catering “solidale”, ossia gestito per esempio da cooperative sociali o all’interno di progetti, dove l’importo – che non deve essere necessariamente più basso di quello di un ristorante – ha uno scopo appunto sociale. Ce ne sono moltissimi in giro per l’Italia.
  • Nessuna decorazione extra, la locanda era bella così. Abbiamo creato il Tableau de marriage, il tabellone con i tavoli da noi, con una tavola di compensato dove abbiamo scritto i nomi degli invitati con il pirografo. “Non mi avevate detto che vi sposavate alla Contea” ci ha detto un amico quando siamo arrivati lì, con i Rudemà che suonavano musica irlandese e Fabrizio De André. Non potevi rendermi più fiera del risultato, Giovanni.
  • La torta. Almeno lì siamo riusciti a fare una scelta etica. Grazie al consiglio di un’amica abbiamo contattato Nina Kakaw, Cioccolateria Sociale a sostegno delle donne vittime di violenza. Un progetto stupendo che segnalo molto volentieri. “Ma noi non facciamo torte di nozze, facciamo solo cose normali”. Per fortuna non ci interessavano le torte nuziali Instagrammabili con fiori e mille piani. Abbiamo optato per una torta rotonda al cioccolato e frutti rossi per noi da tagliare e tante miniporzioni che sono state servite in piedi agli ospiti. Il tutto a un prezzo onesto per una torta. (Peraltro con l’occasione ho scoperto che è d’uso al giorno d’oggi comprare anche una seconda torta, “falsa”, cioè non commestibile, solo per fare le foto).
  • Ho appreso che le bomboniere sono ancora attese, specie dalle persone più anziane, e nonostante un momento di sconforto abbiamo riflettuto sul senso che poteva avere questo gesto e abbiamo pensato a qualcosa che ci rappresentasse. Cosa doniamo ai nostri ospiti? Abbiamo scelto un progetto di Insieme si Può onlus. Nessun oggetto quindi, se non una scatolina di vimini con un fiorellino rosso in carta. Abbiamo fatto una donazione a questo progetto solidale che corrispondesse a una piccola cifra per ogni invitato.
  • Gli abiti da sposo e da sposa. Per l’abito di Carlo ne abbiamo fatto fare uno blu, di taglio normale, che potesse usare anche per lavoro. Idem la camicia bianca e le scarpe nere. Con un dolce papillon color senape. Per me è stata la cosa più difficile trovare l’abito da sposa, anzi capire dove andare. Una volta capito, sono andata a colpo sicuro. Personalmente non mi piace la narrazione classica della “sposina” con “l’abito perfetto che ha sempre sognato”. Non mi volevo vestire da principessa o da raffinata lady il giorno del mio matrimonio. Non desideravo il velo, figlio di un retaggio culturale sulla donna che non condivido (io e Carlo siamo entrati insieme in Chiesa, al pari, non al braccio dei nostri genitori). Poi mi piaceva l’idea di poter riusare un abito che avrei pagato più di quanto pago normalmente i miei vestiti. Eccomi quindi a varcare la soglia di Raptus and Rose. Già, non è un atelier di abiti da sposa, ma vive di creatività (era l’atelier di Silvia Bisconti) e avevo visto che alcune volte avevano composto anche abiti per matrimonio. Sotto le sagge mani di Giorgio abbiamo costruito un abito semplice: un Perfecto long bianco (il loro must) con sopra una lunga giacca leggera in pizzo e una cinta di tessuto indiano (che chiamano Obi). Tutto riutilizzabile singolarmente, secondo la loro filosofia del Matrimonio Liberato.
  • Il servizio di Baby-sitting. A mio avviso dipende dal numero dei bimbi. Con 3-5 bambini li avremmo tenuti con noi, ma avendo come invitati 15 bambini anche molto piccoli per noi era prioritario che tutti – genitori in primis – si potessero divertire senza che la sala da pranzo diventasse il refettorio di una scuola materna. Abbiamo scelto un servizio di professionisti e ce ne sono molti, alcuni con prezzi alti, altri meno. Noi abbiamo optato per uno piccolino che lavora a nord-est e si chiama Non Solo Tata, ed è stato molto apprezzato dai piccoli e dai grandi. I bambini sono stati gestiti autonomamente in una stanza e poi all’aperto sia per il pranzo che dopo. Giusto l’altro giorno una cugina ci ha detto “i bambini ancora ne parlano”.
  • Le fedi. Su questo aspetto c’è ben poco da fare: il prezzo dell’oro dipende dal momento e il 2025 non è decisamente un buon momento. Non è comunque obbligatoria la fede in oro, ci sono parecchie opzioni alternative al giorno d’oggi.
  • Il viaggio di nozze. La cosa più divertente è stata vedere le facce delle persone alle quali raccontavamo che da camminatori e amanti della montagna, il nostro viaggio di nozze sarebbe stato un cammino a piedi di 8 giorni, zaino in spalla. Abbiamo percorso il Cammino Francescano della Marca da Ascoli Piceno ad Assisi, fra i monti e i paeselli. Poesia.
  • Il regalo. Questa è stata la difficoltà maggiore, dal momento che vivendo già insieme non avevamo bisogno di lista nozze né di lista viaggio. Il nostro punto di partenza era che la festa di matrimonio doveva essere percepita come un’offerta nostra, non come un evento con biglietto. Era dunque escluso nelle partecipazioni ogni riferimento all’IBAN, o a sistemi affini. Non abbiamo semplicemente detto nulla in merito, cosa che in realtà all’inizio ha generato confusione perché le persone desideravano comunque farci un bel regalo. A un certo punto siamo stati “costretti” a dire che andava bene un’offerta libera, e così è stato. (GRAZIE alla generosità spesso inattesa dei nostri amici).

Spero che questa nostra esperienza fatta di mesi di scelte e riflessioni possa essere stata utile come considerazione sul fatto che chi lo desidera può gestire alcuni aspetti in modo diverso rispetto al salasso che si trova spesso ostentato. Inoltre, in tutto questo non posso dire che ci siamo stressati, anzi, ci siamo divertiti, ci siamo goduti la preparazione, la giornata, e con noi a quanto ci hanno detto, anche i nostri invitati, anche loro liberi da dress code e inutili esibizioni.

* la velatio è un rito durante la celebrazione che prevede la stesura di un velo bianco sugli sposi durante la preghiera di benedizione, simbolo della protezione e benedizione dello Spirito Santo.

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