L’endometriosi è una di quelle malattie il cui nome incute timore nelle giovani donne. Sono molte le storie di ragazze che vivono un vero e proprio calvario. È importante mettere quindi in chiaro un elemento importantissimo: l’endometriosi è una malattia dalla quale oggi si può guarire, e con la quale sicuramente si può convivere. A patto che sia diagnosticata senza ritardi, di modo che non abbia il tempo, lasciata a se stessa, per compromettere la funzionalità degli organi del nostro corpo che inevitabilmente tocca. E a patto che a trattarla siano specialisti competenti, che siano stati formati adeguatamente su come intervenire per assicurare alle giovani donne di poter conservare anche in caso di intervento, la piena funzionalità dei propri organi e una vita normale.
L’endometriosi è una malattia dall’andamento cronico progressivo che si manifesta nelle donne in età fertile, anche se è una malattia congenita. Le donne con endometriosi presentano delle cellule dell’endometrio, la mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero, cioè in altri organi come intestino, apparato urinario o ovaie. Queste cellule con lo sviluppo sessuale, quindi con l’attività ormonale, iniziano a duplicarsi creando dei cumuli dannosi per questi organi e che dolgono molto in risposta alle curve di estrogeni del ciclo sessuale femminile. I sintomi non sono legati alla quantità di malattia ma alla sede. A seconda di dove è il focolaio, si sente più o meno dolore.
“Le responsabilità del fatto che molte donne siano segnate profondamente dall’endometriosi è nostra, della medicina, delle istituzioni, che solo negli ultimi anni hanno iniziato a investire nella ricerca e nella formazione della classe medica su come diagnosticare e trattare questa malattia”, spiega Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione Italiana Endometriosi onlus, che da anni si batte per il riconoscimento di questa malattia a livello istituzionale.